L'Economia va male?. Allora si compra!

Nell'ultimo post l'avevo accennato. In questi giorni sono in arrivo molti dati macroeconomici rilevanti. Uno di questi, ieri, era il dato sul Pil americano del 1° trimestre 2013. La previsione era per una crescita del 2,4% su base annua. Il dato effettivamente comunicato è stato inferiore alle attese: 1,8%.
In un mondo normale le Borse avrebbero dovuto reagire perdendo, naturalmente. Meno crescita significa meno utili. Ma da qualche anno a questa parte, ahimè, non viviamo in un mondo molto normale. Dunque ieri si è comprato, e tanto. Il motivo?. Come avevo scritto si è comprato sul paradosso che più l'economia reale va male più le borse e il mercato obbligazionario saranno sostenuti dalle banche centrali. Si è dunque acquistato, con forti aumenti dei mercati azionari e di quelli obbligazionari (in quest'ultimo caso con drastiche riduzioni dei rendimenti), perchè si comincia a pensare, forse, che alle parole di Bernanke sulla riduzione a fine 2013 del Q.E. non seguiranno i fatti.
Faccio spesso l'esempio del malato in rianimazione attaccato al respiratore artificiale. Il malato sono le economie occidentali, il respiratore sono le banche centrali e l'ossigeno che esce dal boccaglio sono le enormi masse di denaro che le banche centrali, americana e giapponese, hanno immesso sui mercati. Fino a quando il malato è attaccato al respiratore bene o male respira, dunque...vive. Il 23 Maggio scorso Bernanke ha fatto capire che i tempi per staccare il respiratore potevano essere vicini. Dieci giorni fa ha esplicitamente detto che a certe condizioni il boccaglio sarà  staccato definitivamente (segnali di continuazione della crescita e tasso di disoccupazione al 6,5%). Ebbene, ieri il dato sul Pil Usa è stato peggiore delle attese, di conseguenza i mercati hanno pensato, ritengo, che il boccaglio ha meno possibilità di essere staccato. Di conseguenza sono saliti, nella percezione che finchè si respira artificialmente l'ossigeno comunque.....arriva!.
Inoltre, Bernanke conosce molto bene la storia della politica economica americana (la sua tesi di laurea verteva sul crollo dei mercati del 1929) e conosce altrettanto bene l'errore che fu commesso nel 1934, quando la Federal Reserve, pensando che il peggio fosse passato, cominciò una drastica operazione di rialzo dei tassi, con la conseguenza di rigettare in recessione il paese e portarlo poi dritto fino alla seconda Guerra Mondiale.
Questo per dire che prima di abbandonare la politica monetaria espansiva dovranno passare, secondo me, ancora diversi anni, non mesi.
Vedremo. Intanto, dal fronte di guerra di questo terribile mese arrivano buone notizie:  il Treasurie Bond a 10 anni è sempre a 250 basis points, il Dow Jones orbita intorno a 15.000 punti e stamane il Nikkei ha riconquistato (e oltrepassato abbondantemente) quota 13.000.
Stay tuned.


Post popolari in questo blog

Montagne di denaro

Le Porte di Tannhäuser

Venezuela, è "default parziale"