"BTP ITALIA": fu vera gloria?



Pochissimi giorni fa è stato emesso il nuovo BTP Italia, titolo di stato legato all'inflazione, con rendimenti in parte fissi ed in parte variabili. La parte variabile è determinata, appunto, dall'andamento dell'inflazione: se questa salirà il rendimento aumenterà, viceversa accadrà il contrario.
Personalmente ritengo il Btp Italia un investimento sbagliato, privo di logica e ad alto rischio. 
Riporto integralmente un'intervista tratta dal sito trend-online.com a Fabrizio Zampieri fatta da Rossana Prezioso. E' molto esplicativa e chiarisce bene l'argomento.


Proprio nel giorno in cui il Btp Italia a scadenza novembre 2017 fa il suo ingresso fra le urla festanti della folla, chi ha buona memoria sa che c'è ben poco da gioire. A ricordarci un passato che ha poco più di vent'anni è Fabrizio Zampieri (head of the finance department di Eurocomm Investments in Dubai) che fa notare come nel giro di neanche due anni ci siano state già 5 emissioni, proprio quando lo stato parla di privatizzazioni. Nel 1992 accadde la stessa cosa, solo che allora a decidere erano un certo Giuliano Amato come premier (qualcuno ricorda il prelievo forzoso?) e Mario Draghi al Tesoro.
1) Le privatizzazioni solitamente possono essere un fattore determinante nell’opera di risanamento dell’economia. Nel caso dell’Italia, però, si rischia di fare un ennesimo buco nell’acqua con un valore di 127 miliardi in 20 anni su un debito cresciuto parallelamente dieci volte tanto. Stavolta ne vale la pena?
LE privatizzazioni se attuate con determinati criteri, regole e finalità, si sono dimostrate utili e valide ma soprattutto per i paesi esteri. Purtoppo questo discorso non vale per l’Italia e mi riferisco per la precisione ad un recente passato, quel 1992 quando il governo italiano ha permesso la svendita a prezzi di saldo di parte delle nostre più importanti società pubbliche come Eni, Finmeccanica, Enel e queste quote di capitale sociale sono state vendute alle più note banche d’affari internazionali. Tanto per rinfrescare la memoria, all’epoca dei fatti il capo del Governo, allora era un certo Giuliano Amato, quello del famoso prelievo forzoso dei conti correnti degli italiani, fatto un venerdì sera, lo stesso che recentemente è stato nominato membro della Corte Costituzionale e che percepisce la famosa rendita pensionistica di circa 30mila euro al mese. Ricordiamo inoltre che all’epoca di queste privatizzazioni italiane, l’allora direttore del Tesoro era Mario Draghi, attuale Governatore Bce, soprannominato Mr Britannia. E questo basti. Le regole allora sono state fatte solo per pochi e solo per finalità puramente speculative e non certo per il bene del Paese. Il rischio, quindi, di questo prossimo piano di privatizzazioni è quello di ripetere lo stesso fenomeno di 20 anni fa, cioè vendere immobili, società e beni di prestigio alle sole banche d’affari, compagnie d’assicurazioni, quelle che io definisco "amiche" dei politici compiacenti. Il consiglio che io dò è quello di informarsi, sempre che ciò sia possibile reperire queste informazioni perchè spesso cala una sorta di cortina di ferro, un velo di segreto da parte dei media tradizionali. Informarsi sui nomi di questi acquirenti e, inoltre non mi meraviglierei se appunto nell’elenco in questione comparissero sempre e solo i soliti nomi delle arcinote banche d’affari. Da un punto di vista tecnico, non ritengo che questa misura di privatizzazione possa rappresentare un piano utile a ripianare parte del nostro debito pubblico. Infatti a fronte di questi 127 miliardi di euro in 20 anni di possibili entrate derivanti da queste alienazioni, ci ritroveremo dall’altra parte un deficit statale aumentato nel frattempo di almeno 5 o 6 volte quello attuale anche se temo che non vedremo nemmeno questi valori perché, se dovesse succedere, l’Italia avrà fatto default sicuramente molto prima.
2) Restando in casa nostra, i Btp ultimamente, soprattutto nei nuovi tagli con il Btp italia, sembra abbiano registrato un certo successo e le prospettive per il titolo novembre 2017 lanciato oggi sono positive. Come spiegare questo “ritorno di fiamma” da parte dei piccoli investitori, target privilegiato per le nuove emissioni?
Per quanto riguarda il Btp Italia siamo alla quinta edizione. La prima avvenne nel marzo 2012 circa un anno e mezzo fa. Il rendimento della cedola del titolo è indicizzata all’inflazione. In altre parole chi detiene l’obbligazione guadagna di più se l’inflazione sale mentre guadagna di meno nel caso opposto. Chi ha aderito alle prime due offerte ha avuto rendimenti decrescenti dal momento che l’inflazione è calata e i tassi di interesse sono ai minimi storici quindi da un punto di vista dell’investimento non è stato certo un buon affare per chi li ha comperati, soprattutto se vengono comparati ad altri strumenti similari. Oggi il Tesoro italiano ha piazzato al quinta emissione. Piace ai piccoli investitori italiani per una serie di motivi. Primo perchè non ci sarebbe alcuna imposta da pagare in assenza di guadagno in conto capitale. Ovvero un titolo viene emesso a 100 e se dovesse venire rimborsato a 100, quindi con nessun guadagno in conto capitale, il risparmiatore non avrebbe da pagarci il capital gain, anche se però è prevista una tassazione che per il momento è ancora del 12,50% relativamente alle cedole fisse semestrali, sebbene si parli di possibile aumento anche sui titoli di stato. Inoltre piace soprattutto perchè il pagamento degli interessi avviene in maniera periodica e ravvicinata, ogni sei mesi. Perciò il risparmiatore italiano che è abituato a veder entrare periodicamente una qualche somma di denaro per riuscire ad arrotondare, con questo titolo può veder soddisfatta questa sua esigenza. Ed è proprio su queste debolezze che lo Stato italiano fa leva. Infatti i risparmiatori italiani detengono ancora un tasso di risparmio tra i più alti del mondo pur avendolo intaccato più volte a causa della crisi persistente. Per questo motivo lo Stato, proprio nei momenti di maggior fabbisogno finanziario, ricorre a questi strumenti. Ricordiamo che in un anno e mezzo è già la quinta emissione di questi titoli. Alla fine questi strumenti si riducono a puro marketing finanziario che fa leva sullo spirito italico e sulla solidarietà patriottistica, non a caso il nome è appunto Btp Italia. Lo scopo principale non è altro che quello di raccogliere denaro utile a dare temporanee boccate d’ossigeno, visto che di questo si tratta, alle casse dello Stato ormai asfittiche. mediante l’utilizzo di questi strumenti che da un punto di vista remunerativo non sono molto appetibili, ma che premono sui sentimenti di comunanza che unisce la platea dei piccoli risparmiatori. In altre parole uno specchietto per le allodole che serve solo a spremere ulteriormente quella fascia di popolazione già stressata dalle tasse.


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