"Riparte" il manifatturiero cinese

E' da poco uscito il dato sull'attività manifatturiera in Cina. E' al livello massimo da cinque mesi a questa parte: 49,7.
Siamo ancora sotto quota 50, spartiacque tra una fase espansiva (> di 50) e recessiva (< di 50) ma il dato è superiore al massimo precedente, che si attestava a 48,1.
In pratica, il segnale è chiaro: le politiche di stimolo attuate dal governo cinese cominciano a dare i loro frutti, in modo anche più veloce del previsto, tanto che il sottoindice relativo alla produzione è a 50,3. La Cina si trova di fronte ad un problema che farebbe tremare i polsi a qualsiasi economia: deve continuare a crescere a ritmi vertiginosi (7-8% annuo) senza scatenare inflazione o bolle speculative (come quella immobiliare). Per riuscire ad ottenere tutto questo è necessaria una politica monetaria raffinatissima, fatta di carota (espansione del credito, misure di stimolo, etc..) e bastone (riduzione dei tassi di sconto, politiche fiscali restrittive, etc). Molto più complesso, paradossalmente, di quanto dovrebbe fare la nostra BCE, cui invece basterebbe concentrarsi solo sulla crescita, dato che non soltanto in Europa non vi è traccia di inflazione, ma al contrario emerge sempre più chiaramente un preoccupantissimo quadro deflattivo.
Riflessi di questi dati molto buoni dalla Cina emergono anche dall'andamento delle borse dei paesi emergenti, tutte in positivo da inizio anno (alla faccia dei guru in giro per il mondo che prospettavo un collasso di questi mercati).



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