tag:blogger.com,1999:blog-41096555504526548162023-07-19T08:03:46.951+02:00Investi MeglioIl mio più grande privilegio-sulla strada della finanza e del risparmio- è quello di percorrerla insieme a voi, sul sedile del passeggero, cercando di aiutarvi a vedere per tempo la curva improvvisa, il dosso nascosto,l'incrocio lontano.Unknownnoreply@blogger.comBlogger200125tag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-25833017463807303202018-10-15T17:59:00.001+02:002018-10-15T17:59:21.516+02:00Il dilemma dei Rendimenti<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static1.squarespace.com/static/54ee07d6e4b0dc9e9fc18db7/564a60dae4b0e099806afba5/5b30e69af950b77f29fd2348/1529932058877/Issuing-Bonds.png?format=1000w" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://static1.squarespace.com/static/54ee07d6e4b0dc9e9fc18db7/564a60dae4b0e099806afba5/5b30e69af950b77f29fd2348/1529932058877/Issuing-Bonds.png?format=1000w" data-original-height="222" data-original-width="800" height="88" width="320" /></a></div>
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Il 2018 si avvia ad essere un Annus Horribilis per il mercato dei bonds, di qualsiasi natura essi siano. Dalla tagliola non si è salvato nessuno: Governativi di breve, medio e lungo termine; Corporate ed High Yield. Hanno perso tutti; chi più, chi meno, a seconda della duration del portafoglio, del perimetro di investimento e delle scelte più o meno giuste. Ma di fondo hanno perso tutti.</div>
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Da Ovest ad Est del globo. Da nord a sud.</div>
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Come mai?. La risposta più facile, scontata ed ovvia sarebbe quella di dare la colpa al rialzo dei rendimenti: come sempre accade, se le nuove emissioni di titoli offrono un tasso di interesse superiore a quelle precedenti il mercato sottoscriverà le prime e venderà le seconde. Queste ultime, sotto la pressione dei venditori, si vedranno ovviamente decurtare il prezzo, con ripercussioni sul loro "valore effettivo" (cerco di usare termini non tecnici ma il più comprensibili possibile), determinato dall'insieme dell'interesse pagato (cedola) e dal prezzo di quotazione giornaliero.</div>
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Dunque, almeno rispetto ad un anno fa, data in cui in questo blog parlai per l'ultima volta di bonds, dovremmo aspettarci da allora un forte rialzo dei rendimenti.</div>
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E' stato proprio così?.</div>
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Vediamo, didascalicamente, alcuni valori chiave. Partiamo dai "governativi" a 10 anni, che danno l'idea di come vedono i mercati il futuro prossimo venturo, non quello tra pochi mesi ma neanche quello inipotizzabile usando il buon senso (cioè oltre appunto i 10 anni):</div>
<div style="text-align: justify;">
1) Il titolo di stato tedesco durata 10 anni, comunemente chiamato Bund, un anno fa di questi tempi offriva un rendimento annuo lordo dello 0,5%. Oggi è sullo stesso identico livello.</div>
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2) Quello di pari durata francese, l'Oat, stessa roba: 0,9% circa.</div>
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3) Bonos spagnolo sempre a 10 anni?. Idem: intorno all'1,70%</div>
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4) Volgiamo lo sguardo ad Oriente e prendiamo il Giappone, re dei bonds sul mercato mondiale. Un anno fa di questi tempi il suo decennale offriva lo 0.08% annuo lordo (!!): oggi un filo di più, 0.14%...sempre una miseria.</div>
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5) Emergenti. Vediamo il Messico: 7,30% annuo un anno fa. Oggi poco più dell'8%. Rialzo si, ma contenutissimo.</div>
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6) USA: qui la regola base è stata confermata. 2,30% un anno fa; circa il 3,20% oggi. In percentuale un forte rialzo. Ma gli Usa crescono a ritmi altissimi, la Fed ha fatto diversi rialzi dei tassi e il rendimento "reale" è negativo.</div>
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7) Italia: 2,0% secco un anno fa. 3,50% oggi. Rialzo molto forte, ma concentrato negli ultimi mesi ed in particolare nelle ultimissime settimane (la cronaca la conoscete....).</div>
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Conclusioni: nel mondo i tassi dei titoli governativi non sono saliti affatto. Laddove è successo il rialzo è stato moderato, certo non tale da consentire perdite così violente sull'obbligazionario.</div>
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Prendiamo allora gli "High Yield", il mercato dei titoli, governativi o anche privati, che offrono un "Alto Rendimento" a fronte di rischi più elevati in termini di rimborso del capitale a scadenza.<br />
1) Kenya: un anno fa il decennale offriva un rendimento del 13,20% annuo lordo. Oggi non solo non è salito, è addirittura sceso: 12,75%.<br />
2)Filippine: grosso rialzo, "grazie" a Duterte...dal 4% all'8%<br />
3) Russia: moderato rialzo. Dal 7,2% all' 8,5% (ma ci sono le sanzioni di mezzo a falsare il tutto)<br />
4) Brasile...il terribile Brasile...che subisce un misero rialzo dal 9.9% al 10,6%<br />
Insomma, anche tra gli High Yield c'è si qualche rialzo ma roba di poco conto. Stessa cosa sulle emissioni private.<br />
Conclusioni definitive: un anno fa, la percezione dei mercati, riguardo ai bonds, era la stessa di oggi. Ma oggi, rispetto ad un anno fa, i prezzi di quegli stessi bonds sono scesi molto.<br />
E qui torniamo al quesito iniziale: perchè?.<br />
Io ho cercato di darmi qualche risposta razionale, ma non ne ho trovate. L'unica vagamente capace di tenersi in piedi è che i mercati stanno scontando un futuro che esiste solo nella loro mente. Hanno immaginato il 2018 come anno di rialzo sfrenato dei rendimenti, e di conseguenza si sono posizionati corti. Tutti. Ora non sanno come uscirne, e pur rendendosi conto di aver sbagliato previsione, ritardano il cambio di direzione perchè aspettano che la profezia....si avveri. E magari accadrà, ma chissà quando.<br />
Hanno fatto come nel calcio quando un difensore tenta l'anticipo sull'attaccante ma non prende la palla. Pur di non fare fallo per rimediare al danno lo hanno lasciato andare in gol.<br />
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-595323174018571862017-12-05T11:53:00.001+01:002017-12-05T11:53:16.275+01:00T.H.T.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLRWATs5goYUfxdT4qvRy7n-fOk5t0NjgHz3B_gUlVbcYYDL9i4893w_b37uz86vBje7rQ5hxB1tRC8cMZznyA9aaqTUMX006qVaCE0whD-lgb4Q6vlh2TGMBb65M7S9Us6z5qZZwNownk/s1600/getready.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="225" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLRWATs5goYUfxdT4qvRy7n-fOk5t0NjgHz3B_gUlVbcYYDL9i4893w_b37uz86vBje7rQ5hxB1tRC8cMZznyA9aaqTUMX006qVaCE0whD-lgb4Q6vlh2TGMBb65M7S9Us6z5qZZwNownk/s200/getready.jpg" width="200" /></a></div>
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<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Il titolo di questo post è criptico, lo so bene. Questo perchè vorrei parlare di tre argomenti apparentemente estranei tra loro ed invece molto connessi. Non essendo stato soccorso dalla fantasia nei minuti occorsi per digitare queste righe ho pensato semplicemente di affidarmi ad un acronimo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Dunque: T come Tax, H come Hindenburg ed ancora T come Titanic.</span></div>
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<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La prima <b>T. </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nella notte tra venerdì e sabato scorsi il Senato degli Stati Uniti ha approvato una rivoluzionaria riforma fiscale. Con una maggioranza risicatissima (51 a 49) è stata messa nero su bianco la proposta elettorale che probabilmente ha consentito a Trump di diventare Presidente e che si sostanzia con un feroce taglio delle aliquote fiscali: dal 35% al 20% per le imprese (!), il più drastico degli ultimi 30 anni; 38% di aliquota massima per le persone fisiche (e tre soli scaglioni,con il minimo al 12%), eliminazione di molte deduzioni e detrazioni che ogni singolo Stato federale aveva a corollario della legislazione nazionale.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">1.400 miliardi di $ il risparmio finale previsto in dieci anni, finanziato in deficit, , ma che secondo l'amministrazione Trump sarà ampiamente compensato dalla maggiore crescita americana, oggi intorno al 3% annuo ma prevista grazie alla riforma crescere al 4% annuo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Una grandissima scommessa che ha prodotto questi risultati: borse sui massimi, dollaro in recupero sull'euro, rialzo dei rendimenti dei treasuries decennali. In realtà la riforma NON è ancora legge: la Camera, che aveva già approvato un testo molto simile dovrà rivotare la proposta del Senato, per armonizzare alcune norme leggermente diverse. I repubblicani sperano però di chiudere il tutto per Natale e penso proprio ce la faranno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La <b>H.</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Sta per Hindenburg, dal nome del dirigibile che prese fuoco nel 1937 e che causò una strage. Sui mercati da qualche giorno è rispuntato il "presagio dell' Hindenburg": è un <span style="background-color: white;">segnale di vendita che si materializza quando i nuovi massimi e i nuovi minimi segnati sul NYSE superano il 2,8% del totale dei titoli che hanno subito un incremento o una flessione nello stesso giorno. Il 14 novembre la percentuale ha </span><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-weight: 700;">superato il 3%</span><span style="background-color: white;">. </span></span></div>
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<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La seconda <b>T.</b></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span style="background-color: white;">Sta per Titanic (non c'è bisogno che vi dica a cosa si riferisca...) ed è un altro segnale di vendita. In gergo si chiama "sindrome del Titanic" e </span><span style="background-color: white;">si innesca quando più titoli segnano un nuovo minimo delle ultime 52 settimane sul NYSE di quelli che segnano un nuovo massimo delle ultime 52 settimane entro sette giorni dopo il raggiungimento di un record storico sul mercato azionario. Il record più recente è stato segnato l’8 novembre.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">In conclusione: un segnale di forza per i mercati e due segnali di debolezza. Il tutto dentro un contesto di crescita armonizzata, inflazione bassa, utili aziendali ancora buoni, in America ed in Europa.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Tradotto: non è ancora il caso di allacciare le cinture ma cominciamo a trovare con le mani la cinghia perchè forse non manca molto ad una correzione (salutare!) che potrebbe arrivare fino al 10% dai massimi attuali.</span></span></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-4148861380080998142017-11-14T11:45:00.004+01:002017-11-14T11:49:07.771+01:00Venezuela, è "default parziale"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEii16yGvT3bNWqdKU_S_r7Zj95959B464OQoDEbF9WEryxrRtNu08FV9p05GCXTxKXy102vb4K_vKE0AKgnGGj-DzpLUOz-g1EEGAVmjvtCI9r403C8MxN216LbObiSSbt7QD2v9RIU4mKd/s1600/madurodefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="159" data-original-width="318" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEii16yGvT3bNWqdKU_S_r7Zj95959B464OQoDEbF9WEryxrRtNu08FV9p05GCXTxKXy102vb4K_vKE0AKgnGGj-DzpLUOz-g1EEGAVmjvtCI9r403C8MxN216LbObiSSbt7QD2v9RIU4mKd/s320/madurodefault.jpg" width="320" /></a></div>
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Era nell'aria da settimane, probabilmente anni. Poche ore fa l'annuncio ufficiale dell'Agenzia di ratings S&P: il Venezuela, non avendo rimborsato due obbligazioni governative per un valore complessivo di circa 200 milioni di $, è stata dichiarata in default."Selective Default", per la precisione, ossia default parziale, ma la sostanza è che con questa decisione si apre la porta ad un default generalizzato di tutto il debito pubblico del paese. La decisione è stata presa ieri, dopo i canonici 30 giorni di attesa che i mercati concedono oltre la data di scadenza ufficiale di un titolo.</div>
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Non è servito un tentativo in extemis di mediazione con i creditori: la riunione andata in scena ieri tra il governo di Caracas e circa 100 investitori internazionali è terminata in un nulla di fatto. Maduro continua a sostenere che il governo non dichiarerà mai il default ma di fatto lo ha già fatto, non avendo provveduto al rimborso del debito e soprattutto non avendo dato alcuna indicazione ad un eventuale saldo dello stesso in un futuro prossimo.</div>
<div style="text-align: justify;">
La rinegoziazione totale del debito, 150 miliardi di dollari americani, è ormai più di uno spettro, è quasi una certezza. Sempre che non si arrivi ad una guerra civile, visto le persistenti e durissime condizioni sociali, economiche e politiche in cui versa la popolazione venezuelana.</div>
<div style="text-align: justify;">
150 miliardi di $ sono una montagna impossibile da scalare per un paese la cui economia si fonda esclusivamente sull'estrazione, produzione e commercializzazione del petrolio, rovinosamente sceso intorno ai 60 $ dai fasti a 150 $ a barile raggiunti anni fa. Peraltro, oggi, il prezzo del greggio è in forte risalita e probabilmente il trend proseguirà ancora, ma per un paese che ha bisogno, per sopravvivere, di un prezzo dell' "oro nero" di almeno 90 $ al barile è chiaro che la situazione attuale lascia pochissime chances di sopravvivenza finanziaria.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'inflazione<u> annua </u>oscilla tra il 700 ed il 1100% (!!), il che significa che la valuta locale non ha praticamente valore ed essendo il debito pubblico nominato in dollari statunitensi è chiaro che oltre agli altissimi tassi di interesse il vero ed insormontabile problema è questo.</div>
<div style="text-align: justify;">
A margine: Elecricidad de Caracas, il gruppo statale che eroga energia elettrica, è fallito per non aver pagato gli interessi su uno dei suoi bonds. Stessa sorte per Petroleos de Venezuela, produttore petrolifero.</div>
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In questi casi invito tutti coloro che avessero obbligazioni governative venezuelane in portafoglio a recarsi presso la propria banca per verificare il valore del titolo e la sua eventuale negoziabilità sui mercati di riferimento.<br />
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-38472152469213391742017-11-03T12:00:00.000+01:002017-11-03T12:00:13.160+01:00Jerome Powell nuovo presidente della Fed<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwb6bTfSbFF07L16ywmPt1sRTyzujh4rTFAHXzNv1d-skqSKRRuCVHTV1zCPE_xd56bgovNIgtUCZuOSR6vnxtVh3S5qq15CMzNe2FT9giqFlKUcDlKVKih4xKXiOKehaPAThRLbGWdl7B/s1600/Jerome_H._Powell.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="275" data-original-width="220" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwb6bTfSbFF07L16ywmPt1sRTyzujh4rTFAHXzNv1d-skqSKRRuCVHTV1zCPE_xd56bgovNIgtUCZuOSR6vnxtVh3S5qq15CMzNe2FT9giqFlKUcDlKVKih4xKXiOKehaPAThRLbGWdl7B/s200/Jerome_H._Powell.jpg" width="160" /></a></div>
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Equilibrato, ragionevole, pragmatico: Jerome Powell,classe 1953 (nella foto) è il nuovo presidente della Fed, la banca centrale degli USA. Prende il posto dell'ottima Yanet Yellen, a sua volta subentrata al mitico Ben Bernanke, colui che dovette gestire, tra mille difficoltà, la crisi dei mutui subprime del 2008, che scatenò una lunga crisi economica mondiale non ancora del tutto scomparsa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per l'ambitissima carica di presidente della Fed la scelta, alla fine, si era ristretta a tre candidati: la riconferma della Yellen, l'ipertecnico Taylor (un "falco" repubblicano) e lui, la "colomba" Powell, anch'esso repubblicano ma già nel board della Fed dal 2012 su nomina di Barak Obama.</div>
<div style="text-align: justify;">
Jerome Powell diventerà effettivamente presidente a partire dal Febbraio 2018; ad oggi è il braccio destro della Yellen e la sua nomina, da parte di Trump, ha un solo significato: continuità.</div>
<div style="text-align: justify;">
Powell è un convinto sostenitore della politica monetaria espansiva condotta in questi anni dalla Fed e ritiene il rialzo dei tassi in corso da quest'anno come una sorta di "male necessario".</div>
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Forse è più "accomodante" della stessa Yellen. Non è un economista in senso letterale; viene da studi giuridici ma nel corso della sua carriera ha avuto modo di fare molta esperienza nella gestione di fondi di private equity, per cui si può dire che ha una conoscenza approfondita quanto meno del sistema bancario.</div>
<div style="text-align: justify;">
Già sottosegretario al Tesoro durante la presidenza Bush junior, Powell è più che un economista un regolatore, un normatore della finanza. Ma al contrario, nel senso che è sempre stato favorevole ad un allentamento delle norme introdotte dalla legge Dodd-Frank, che ha disciplinato in maniera stringente la normativa bancaria dopo la crisi di dieci anni fa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Staremo a vedere...i mercati l'hanno presa bene, nel senso che non ci sono stati particolari contraccolpi, forse perchè come ho detto la sua sembra proprio una scelta nel segno della continuità.</div>
<div style="text-align: justify;">
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-51958424772357369372017-10-16T12:06:00.001+02:002017-10-16T12:09:03.556+02:00Il Bond "Matusalemme"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ4YI4V1K1-mzBJ42KrDDJGGrZOrrIuGD3uPiqfAbLQHWyWZmIZJuJiFdEDQw80lxBYHUnJFROTWlXtMfbsPg-wNaIPc4sITp-rTMZdbgGAQpqVFUlCJmKr8-YD31JBDgQkuCazUqw72GG/s1600/matusalemme.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="170" data-original-width="297" height="114" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ4YI4V1K1-mzBJ42KrDDJGGrZOrrIuGD3uPiqfAbLQHWyWZmIZJuJiFdEDQw80lxBYHUnJFROTWlXtMfbsPg-wNaIPc4sITp-rTMZdbgGAQpqVFUlCJmKr8-YD31JBDgQkuCazUqw72GG/s200/matusalemme.jpg" width="200" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">Tante volte ho scritto dell'incredibile anomalia che stanno vivendo, ormai da anni, i tassi di interesse dei titoli di Stato, in larghissima parte del mondo. Dopo la feroce crisi economica iniziata nel 2007 e dalla quale ancora oggi molti paesi non sono usciti, o non del tutto almeno, le banche centrali hanno cominciato una lunga serie di interventi- di vario tipo che qui non occorre rispiegare- al fine di rilanciare la crescita. Tra gli effetti "collaterali" della cura il principale è stato certamente l'aver quasi completamente azzerato il rendimento cedolare dei titoli di Stato (ma più in generale quello dei bonds).</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">Oggi chi sottoscrive un titolo di stato italiano con scadenza un anno (un Bot per intenderci) "ottiene" indietro, al termine del periodo di investimento, un capitale INFERIORE a quello versato. Vale a dire che riceve un rendimento NEGATIVO. Lo stesso dicasi per scadenze più lunghe (praticamente rendimento zero fino a 5 anni). Un titolo tedesco, per dire, di durata 10 anni offre un rendimento annuo lordo inferiore allo 0,5% (e fino a poco tempo fa era molto più in basso!). </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">Questo vero e proprio paradosso (si ricevono indietro meno soldi di quelli prestati) ha portato tutti i players della finanza a cercare rendimento su scadenze sempre più lunghe.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">Fino ad arrivare all'ultimo tabù: il titolo di Stato con durata 100 anni, anche detto "bond matusalemme".</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">In verità, e ne ho scritto anche nel blog, già da un paio d'anni alcuni paesi erano arrivati a tanto, ma si trattava di realtà come Messico (che peraltro gode di ottima salute), Venezuela, etc...insomma emittenti non proprio dalla spiccata solvibilità.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">Fa invece impressione che un paese come l'Austria (rating AA+, tra i più alti in assoluto), primo a farlo tra i membri dell'Unione Europea, abbia deciso poche settimane il lancio di un bond centenario.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">Il rendimento?. Una vera miseria: il 2,1% annuo.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">In altre parole: chi ha sottoscritto un titolo di stato austriaco della durata di 100 anni (da lasciare in eredità....) riceverà un interesse LORDO annuo del 2,1%. Ma non finisce qui, perchè con un'inflazione vicina al 2% l'Austria in realtà pagherà ai suoi creditori un interesse negativo.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">HA SENSO?. La risposta è NO.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">E' UN MERCATO FOLLE PER ESSERE ARRIVATI A QUESTO PUNTO?. La risposta è SI.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">Il bello è che questo bond è andato letteralmente a ruba, con una richiesta tripla rispetto all'offerta. Avete già fatto il conto di quanti anni ci vorranno per recuperare il capitale con le cedole?. Ve lo dico prima io: 44 anni.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">Tra cento anni sarò certamente morto, per cui non avrò il piacere di sapere come sarà andata a finire (l'Austria sarà ancora uno Stato?, sarà tornato l'Impero Asburgico?, gli alieni saranno sbarcati su Vienna?) ma forse un neonato ai primi vagiti potrebbe ricordarne l'esito finale. A patto che impari a leggere alla svelta e che faccia un corso intensivo di finanza.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: inherit;">p.s.:Ah!. Il "Centenario" ormai è una moda...nel 2017 ne saranno in circolo per oltre 70 miliardi di euro.</span></i></div>
<div class="first-letter" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; background-color: #f5e5d5; box-sizing: border-box; color: #1a171b; font-family: sole_text, Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin-bottom: 30px; padding: 0px; text-align: justify;">
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-83495639112495285782017-10-06T18:30:00.000+02:002017-10-07T08:17:15.047+02:0019° Congresso del Partito Comunista Cinese: punto di svolta?<div class="selectionShareable" style="background-color: white; box-sizing: inherit; font-stretch: normal; line-height: 24px; margin-bottom: 25px; padding: 0px;">
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Il 18 Ottobre prossimo sarà una data importante: si apre infatti il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese, che si svolge ogni 5 anni e che storicamente detta le linee politiche ed economiche per il successivo quinquennio.</div>
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E' un appuntamento rilevante non soltanto per il paese della Grande Muraglia, ma anche per il resto del mondo, e naturalmente, per quanto mi compete, per i mercati finanziari, azionari ed obbligazionari.</div>
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Detto per inciso: l'economia cinese resta in ottima salute, il suo ciclo economico è tuttora bene impostato (6,7% di crescita del Pil nel 2016, 6,9%-addirittura- nel secondo trimestre del 2017), con risultati superiori alle aspettative e poche nubi all'orizzonte, che al momento non costituiscono un grande problema ma che potrebbero generare in futuro qualche temporale di non poco conto.</div>
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L'appuntamento di questo ottobre è molto importante non tanto per la conferma del leader Xi Jinping (sembra scontata la sua rielezione) quanto per il fatto che cinque dei sette membri del Comitato Permanete-il cuore del potere, andranno in pensione e verranno sostituiti.</div>
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Sette potentissime persone decidono praticamente il destino di un miliardo e quattrocento milioni di persone. E se di sette cinque ne vengono sostituite in un colpo solo capite bene che gli scenari che potrebbero aprirsi non sono ancora ben chiari. Ogni membro del Comitato Permanente è espressione di un nucleo di interessi, potere, lobbies,territori, caste e quant'altro ed ė evidente che formare "maggioranze" solide in un paese dalle mille complessità è esercizio non facile.</div>
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Anche perchè è impossibile non porsi la più ovvia delle domande: come può un paese senza una vera democrazia, senza un vero sistema di libero mercato e senza un vero riconoscimento dei diritti civili ed umani di ogni cittadino non essere ancora collassato?.</div>
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Anzi, secondo Bruce J.Dickson, direttore del centro di studi asiatici della George Washington University, i dirigenti cinesi godono ancora di una certa popolarità.</div>
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E ne spiega i motivi, riassumibili in uno soltanto: i cinesi stanno sempre, economicamente parlando, meglio. I salari crescono costantemente ed il benessere comincia ad incunearsi in un sempre maggior numero di persone e classi sociali.</div>
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La Storia, quella con la S maiuscola, insegna che è sempre stato così: un regime dittatoriale resiste fino a quando è in grado di generare benessere. La repressione sanguinaria non serve.</div>
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"Franza o Spagna, purchè se magna" diceva il Guicciardini...</div>
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Le nubi che i nuovi sette dovranno sgomberare dal cielo, per renderlo più terso possibile, saranno un livello di indebitamento delle aziende che ha raggiunto il 175% del Pil, il rischio di una bolla immobiliare, la definitiva riconversione da un'economia industriale ad un'economia di servizi, la necessità dell'ennesima riforma agricola, i rapporti con Kim Jong Un-e di conseguenza con gli USA- e la gestione dell'immenso credito che i cinesi hanno proprio con gli americani (sono i più grandi detentori del debito pubblico statunitense).</div>
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Insomma, un ricambio di cui ancora agli occhi occidentali è dato poco o nulla sapere ma che di certo potrebbe costituire una svolta. Ed avere ripercussioni pesanti (in negativo ma anche in positivo!) su tutte le piazze finanziarie mondiali.</div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-1102065576930583552017-09-29T11:30:00.000+02:002017-09-29T11:30:19.182+02:00L'economia di Kim!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSCN-E1NkHYD6xVmo7gE4ILWVBWMG4tiG5jeqEGLZX1Ptkr_LBU" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="275" height="212" src="https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSCN-E1NkHYD6xVmo7gE4ILWVBWMG4tiG5jeqEGLZX1Ptkr_LBU" width="320" /></a></div>
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Ho deciso di parlare di lui, Kim Jong Un, padre-padrone della Corea del Nord, per il mio primo post della "seconda era" del Blog (a proposito, questo è il 194° post in tutto, ancora poco ed arriverò a sorpassare anche l'epopea del "Trono di Spade"!).</div>
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Tralasciando le improbabili grisaglie grigio verdi del nostro, la sua ancor più improbabile capigliatura (frutto di un giardiniere con tagliaerba riciclato a barbiere con rasoio?) e la smodata passione del nostro per razzi, bombette nucleari, tric e trac e tutto quanto in grado di esplodere, vorrei qui parlare un pò di come vanno le cose a casa sua da un punto di vista economico.</div>
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Perchè su giornali e media di lui si è detto molto, mentre invece pochissimo si è scritto delle condizioni economiche del paese che governa con pugno di ferro (pare abbia fatto uccidere un suo zio traditore utilizzandolo al posto delle sagome di legno per le esercitazioni di sparo dei carri armati!).</div>
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Trovare dati attendibili su questo argomento è quasi impossibile: la Corea del Nord non pubblica dati ufficiali di alcun tipo in proposito e quello che si sa è quasi sempre proveniente da fonti della Corea del Sud o da organismi internazionali di vario tipo.</div>
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Detto questo....il paese pare godere di buona salute. Notizia decisamente sorprendente eh?.</div>
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Il Pil lo scorso anno è cresciuto di un robusto 3,9%, miglior dato dal 1999. Il papà di Kim, durante il suo precedente "regno" aveva fatto crescere il paese ad un misero 0,2% annuo.</div>
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L'industria mineraria ha fatto +8%, quasi +7% la chimica, 4,8% la manifattura. Gli interscambi commerciali sono aumentati di quasi il 5% (alla faccia delle sanzioni) e secondo la Banca Centrale della Corea del Sud il paese è in forte espansione ed all'inizio di un possibile boom economico.</div>
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Il pil pro capite è intorno ai 1.400 € all'anno, pochissimi per i nostri standards, ma molto di più di tanti paesi del terzo e quarto mondo.</div>
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La domanda, a questo punto, marzullianamente parlando sorge spontanea: abbiamo tra noi un genio e non lo sapevamo?.</div>
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Direi proprio di no e la spiegazione è semplice: tutte le economie "di guerra" hanno portato forti rialzi del Pil, sia pre ma soprattutto post guerra. Quando tutto è distrutto (ponti, strade, edifici, etc) c'è da ricostruire e potete immaginare da soli cosa possa significare.</div>
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Ma il punto più interessante, per me, è un altro: mi sto convincendo che Kim alzi costantemente il livello della tensione militare con il resto del mondo proprio per stimolare al massimo la crescita del suo paese. Insomma, alimentare un'economia di guerra.....senza entrare effettivamente in un conflitto militare!. Arrivarci vicino, vicinissimo, ma ritrarsi un attimo prima del "troppo tardi".</div>
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Forse non è così, forse è solo un pazzo criminale, però quei dati meritano attenzione. Su questo non c'è dubbio.</div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-52746528891815227162017-09-21T15:37:00.002+02:002017-09-21T17:05:45.368+02:00Riapre il Blog....<div style="text-align: justify;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMQtWDb0mBScXiADWWQ54zG0mdrZgmM80nlSk1h7AE3OFYZcW3G2uL8fJ4DWmWjluUZxinsyTV6IizxFEHC6YXuXzn16FjGQ5ibfVmY1RHdEr6TShQIi9YAL2Z2BbSYjegGZhs55Q3pz_7/s1600/riapertura.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="245" data-original-width="455" height="107" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMQtWDb0mBScXiADWWQ54zG0mdrZgmM80nlSk1h7AE3OFYZcW3G2uL8fJ4DWmWjluUZxinsyTV6IizxFEHC6YXuXzn16FjGQ5ibfVmY1RHdEr6TShQIi9YAL2Z2BbSYjegGZhs55Q3pz_7/s200/riapertura.gif" width="200" /></a></div>
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Gentili clienti, Cari Amici, ebbene si, ho deciso di riaprire il mio Blog.</div>
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Da oggi Investimeglio.blogspot.it tornerà a dispensare odiose pillole di finanza, noiose teorie di asset allocations, insopportabili approfondimenti delle notizie più rilevanti che riguardano il risparmio e quindi i nostri pochi o tanti averi.</div>
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Ho deciso di ricominciare spinto dalle vostre sollecitazioni, che mi hanno fatto un grande piacere. Non so con quale frequenza tornerò a pubblicare posts. Per il momento ho un pò aggiornato la grafica e conto di tornare a pieno "regime" dal mese di Ottobre.</div>
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Certamente scriverò solo quando ci sarà realmente qualcosa da dire. Il tempo e la personale predisposizione mentale all' "essenziale" mi impediscono di tormentarvi troppo!.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se i miei posts vi piaceranno non esitate a condividerli con i vostri amici, i vostri conoscenti, i vostri familiari. In tal modo mi aiuterete a rendermi noioso con sempre più persone (bisogna essere ambiziosi nella vita, si sa!).</div>
<div style="text-align: justify;">
Da parte mia ogni post, oltre che sul blog, verrà condiviso su Whatsapp ed a breve anche su Instagram.</div>
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Che altro dire per adesso.....stay tuned!.<br />
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-82202866032546840732015-03-19T10:28:00.001+01:002015-03-19T10:28:48.818+01:00Drogati fino al collo<div style="text-align: justify;">
<i>Torno a scrivere un post dopo oltre un mese dal precedente. Onestamente, non avevo (e non ho) molto da dire. Le massicce dosi di "droga" iniettate dalla Fed, dalla Bce e dalla Boj, con i loro giganteschi piani di stimolo monetario, hanno creato una realtà parallela: le borse salgono, i mercati obbligazionari volano e le economie reali, quando va bene, ristagnano.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Didier Saint Georges, numero due di Carmignac, nella sua nota mensile (lucidissima come sempre) sostiene che viviamo nella "scarsità" di crescita.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Scrive Saint-Georges che il 2015 magari sarà un anno di ripresa, grazie soprattutto all'euro debole, ma non dovremo aspettarci rialzi del Pil in giro per l'Europa superiori, al massimo, all'1%. Una ripresa dentro un trend decennale ormai di declino e recessione. Trend che per vari motivi-crescita demografica bassa, riforme istituzionali e non appena abbozzate, etc- rimarrà sostanzialmente invariato.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Dentro questo contesto l'ammirevole, per certi versi, sforzo profuso dalle banche centrali per rilanciare la crescita passa da un nodo fondamentale: il debito.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Tutti i paesi sviluppati sono iperindebitati, a cominciare dal nostro, che pur avendo tassi in calo su tutti i titoli di qualsiasi durata continua ad avere un debito pubblico in crescita esponenziale. Su questo stesso blog si può leggere di un mio post quando sfondammo i 2.000 miliardi di €. Oggi siamo a quota 2.200!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Il debito non trova soluzione: o si ripaga (cosa alquanto improbabile date le condizioni attuali) o si rinegozia, o si cancella. Tre soluzioni, altre non ce ne sono.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E se la prima come detto è impraticabile non restano che le altre due, ciascuna delle quali destinata a creare il panico assoluto sui mercati.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ed allora, in questo contesto, ecco che invece di affrontare la realtà continuiamo a rimanere sdraiati sul divano a fumare l'hashish che ci hanno fornito le banche centrali, che ci stordiscono con effetti speciali.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Tutti drogati fino al collo, inebetiti da condizioni meravigliosi, irripetibili e.......IRREALI.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Draghi ci ha detto che la sua droga continuerà ALMENO fino a Settembre 2016. La Fed ieri ci ha riconfermato che le sue dosi sono finite ma il loro effetto si prolungherà fino a fine anno (quando si rialzeranno i tassi). La Boj praticamente ha scorte illimitate di sostanze allucinogene........</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5RqYX1AScpYc71hUlVII1XWz6IHFxMx4YXsznk3f2CIW50aJrSxeY_ZHgFrppnPIKsv9TiRbM993yKxZIeglZxd8xRX5KOHiRLub4r-IdtGTNTTbsg3AjXagQwpDAb-6rzXyR8dOUpMxN/s1600/QE2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5RqYX1AScpYc71hUlVII1XWz6IHFxMx4YXsznk3f2CIW50aJrSxeY_ZHgFrppnPIKsv9TiRbM993yKxZIeglZxd8xRX5KOHiRLub4r-IdtGTNTTbsg3AjXagQwpDAb-6rzXyR8dOUpMxN/s1600/QE2.jpg" height="236" width="320" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-57254768287394732062015-02-05T15:37:00.001+01:002017-09-21T15:39:50.504+02:00Yanis Varoufakis: il Guerriero Greco<div style="text-align: justify;">
<i>Enea, Ulisse, Patroclo, Achille. Eroi della mitologia greca. Guerrieri del passato. Oggi, forse, la penisola ellenica ha trovato il suo guerriero del terzo millennio: Yanis Varoufakis, il neo ministro delle Finanze del governo di Alexis Tsipras.</i></div>
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<i>Un duro, Varoufakis. A partire dal suo look informale, fatto di camicie fuori dai pantaloni, giacconi di pelle, scarponcini alti, ed il rigoroso rifiuto della cravatta d'ordinanza. E già questo, per me, è un segnale di discontinuità con i soloni di Bruxelles, con le liturgie e gli orpelli del cerimoniale europeo. Ma Varoufakis è un duro anche a parole, e a fatti: "la Grecia non riconosce la Troika, comitato costruito con cemento imputridito"; "siamo d'accordo nel non essere d'accordo"(riferendosi oggi all'incontro con il ministro delle finanze tedesco). Ed ancora, a proposito di fatti: su sua iniziativa il primo atto della prima riunione del neo governo greco è stato il blocco del decreto attuativo della privatizzazione del Porto del Pireo. Mica male.....</i></div>
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<i>Ma Varoufakis è molto altro: un economista raffinato, cresciuto nelle migliori università del mondo, un professore (naturalmente di Economia...), un ex alto dirigente d'azienda.</i></div>
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<i>Ovviamente con una padronanza dell'inglese (dopo decenni di vita all'estero) che fa quasi impressione (provate a sentire in giro per il Web).</i></div>
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<i>La ricetta di Varoufakis per uscire dallo stallo del debito greco è semplice, brutale, niente affatto diplomatica: il debito va rinegoziato. Se possibile per buona parte estinto, ma comunqe rinegoziato. Punto. E per trattare Varoufakis mette un paletto: pagheremo quello che potremo pagare, vale a dire rimborseremo il nostro debito se e nella misura in cui la nostra economia crescerà.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Da qui l'idea di uno swap di dimensioni gigantesche. Non entro nel tecnico dell'idea del nostro guerriero greco, perchè piuttosto complicata da esporre in termini semplificati per i non addetti ai lavori ma per me....può funzionare!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Varoufakis ha capito una cosa molto semplice: nessuno dei creditori della Grecia ha interesse a che la stessa fallisca. Dunque si può tirare la corda, fin quasi a spezzarla. Anzi, fino a quando Varoufakis non troverà uno più duro di lui (e a parte Draghi, che stamattina glielo ha ricordato, non se ne vede in giro neanche l'ombra) state certi che lui quella corda la tirerà fino ad un millimetro dallo strappo.</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJHq-7ahv4zGAtwx58I9UzkaIGp1EdTBJz7WGf2cG8Eo5qwfde6njSyBEGLRSkO1LsxslrZ03cojklLRaGfWVe3BNZXHqKXqKOlY2qZyrR-eLvxeGBtLR0kIP03OPUo6anlxGhwufD_6tQ/s1600/n-VAROUFAKIS-large570.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJHq-7ahv4zGAtwx58I9UzkaIGp1EdTBJz7WGf2cG8Eo5qwfde6njSyBEGLRSkO1LsxslrZ03cojklLRaGfWVe3BNZXHqKXqKOlY2qZyrR-eLvxeGBtLR0kIP03OPUo6anlxGhwufD_6tQ/s1600/n-VAROUFAKIS-large570.jpg" width="320" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-25358706124953071162015-01-30T10:11:00.001+01:002015-01-30T10:11:28.856+01:00Rendimenti subatomici<div style="text-align: justify;">
<i>Ogni giorno, spesso più volte al giorno, leggo i rendimenti dei titoli di stato in circolazione nel mondo. Sarà perchè Bloomberg ha appena cambiato la sua interfaccia grafica (più accattivante devo dire) ma l'ultima volta che l'ho fatto, pur conoscendo praticamente a memoria quei dati devo dire che ne sono stato sorpreso.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sciorinandone qualcuno penso che anche voi proverete lo stesso stupore.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Oggi sottoscrivere un Bund (titolo di stato tedesco di durata pari a 10 anni) rende, LORDO, un interesse ANNUO dello 0,35%.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La versione trentennale (30 anni...) offre un tasso di interesse, LORDO ANNUO, dell' 1,03%. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Si dirà: certo, il rendimento è inesistente (anzi decisamente negativo considerando oneri, commissioni e tassazioni varie) ma è tale in quanto non c'è niente di più sicuro al mondo che comprare un titolo tedesco. Pochissimo rischio, pochissimo rendimento.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Che dire però di un Oat (titolo di stato francese sempre a 10 anni) che "offre" un rendimento lordo dello 0,58% annuo?. O di un nostrano Btp decennale che non va oltre un modesto 1,59% lordo annuo?.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Naturalmente c'è anche chi fa "meglio": un titolo svizzero a 10 anni è già in territorio negativo al lordo: -0,07%.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando ho aperto il Blog, circa due anni e mezzo fa, i rendimenti erano molto più alti: il Bund decennale era intorno al 2%....</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Insomma, la "repressione finanziaria" della Fed, della Boj e ora della Bce, attuata attraverso massicci piani di quantitative easing, ha di fatto azzerato i rendimenti dei titoli di stato, facendone ovviamente impennare i prezzi.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Così non può durare, anche se, di fatto, la Bce fino ad almeno Settembre 2016 continuerà di questo passo.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Dunque la domanda delle domande è quando, non se, finirà il mondo irreale dei rendimenti subatomici. Tra gli addetti ai lavori si va da pochi mesi a dieci anni. Un range che non aiuta a farsi un'idea.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La realtà è che nessuno lo sa. Stiamo tutti navigando in acque sconosciute, in cui i creditori (i sottoscrittori dei titoli) PAGANO i debitori per detenere il loro debito!. Irreale....ma vero.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJxdtf0_d_4Iu6JOCjpAMcAYW1R18sniW44O3TuYCAN2qPxvZak-00qMBBVrq5U5qR374DxPP3hSKtL5sc1CFdj9ol5KLrWruwJ1O1svRdZeusZH_W_0nyE6-c_W9yyOYvh1LMzZ8mAG-n/s1600/mo.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJxdtf0_d_4Iu6JOCjpAMcAYW1R18sniW44O3TuYCAN2qPxvZak-00qMBBVrq5U5qR374DxPP3hSKtL5sc1CFdj9ol5KLrWruwJ1O1svRdZeusZH_W_0nyE6-c_W9yyOYvh1LMzZ8mAG-n/s1600/mo.png" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-1989793312196236972015-01-23T11:23:00.002+01:002015-01-23T11:23:25.428+01:00Finally....Mario!<div style="text-align: justify;">
<i>Parafrasando la frase di benvenuto che i supporters del Liverpool dedicarono all'arrivo di Balotelli tra i Reds (poi sappiamo come sta andando a finire....) ecco dunque che finalmente, dopo troppi mesi di attesa, anche la Bce ha compreso che non è più tempo di fioretto, ma di clava.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La stampa ha parlato invece di bazooka, forse esagerando nel giudicare il primo "quantitative easing" dell'istituto di Francoforte.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sottolineo subito il "primo", perchè non è escluso (lo ha detto anche la Bce stessa) che a Settembre 2016, quando il piano terminerà, non ne possa partire un secondo. Dipenderà da come saranno, per allora, gli indicatori economici. Ricordo a tutti che negli USA, prima di vedere risultati tangibili in termini di crescita e soprattutto di occupazione, ne hanno dovuti varare ben tre. Uno più imponente dell'altro.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ma veniamo alla "ciccia" che Draghi ha gettato in pasto ai mercati: 60 mld di € al mese di acquisto di titoli di stato, covered, mbs, e tutto il resto. Praticamente qualsiasi cosa di carta prezzata sui desks. Tutto pur di inondare di euro i forzieri delle banche, ripulirli da bilanci non proprio candidi, e costringerle a fare il loro mestiere, che è quello di prestare soldi.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E questo sarà, oltre che l'obiettivo più importante, anche il più difficile da raggiungere. Ma stavolta le forse messe in campo sono importanti. Stavolta non si scherza, come si è fatto in passato. Certo, parliamo di Europa, di stati litigiosi e di contrasti sempre vivi, per cui qualche paletto dai paesi nordici è stato messo (come la ripartizione al 20% delle eventuali insolvenze tra le banche centrali di ogni Stato). </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Gli altri obiettivi, pure importanti, che il piano si prefigge, sono GIA' stati raggiunti. Ma in questo caso l'ufficialità di ieri per i mercati è stata solo la ciliegina....la torta si era preparata per tempo. Bisognava solo capire gli ingredienti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Al sodo: rendimenti dei titoli di stato in caduta libera, sia di quelli dei paesi solidi sia di quelli dei paesi periferici. Spread sui corporate ridotti. Euro debolissimo contro dollaro, che nella sola giornata di ieri si è apprezzato contro la nostra moneta di oltre il 2%!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Euro debole uguale più competitività, dunque più esportazioni. E con il petrolio sotto i 50 $ al barile è una manna dal cielo. L'Europa che non produce materie prime oggi ha un vantaggio micidiale sul resto del mondo: può comprare a prezzi bassi con una moneta svalutata!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ma queste inusuali condizioni favorevoli non dureranno a lungo. Ieri, oggi, per le prossime settimane i mercati saranno ancora ubriachi. Gongoleranno nella terra di Bengodi ma se nel frattempo non si lavorerà a risolvere i problemi strutturali di una Unione Europea politicamente allo sbando il ritorno alla sobrietà sarà DURISSIMO.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Draghi può fare molto, ma non può fare tutto.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Parafrasando, finora eravamo come un paziente in attesa di un intervento chirurgico al cuore. Dovevamo farlo ma non avevamo un anestetico potente che ci consentisse di non soffrire durante l'operazione. Ora quell'anestetico ci è stato iniettato in vena, ed il bisturi può incidere. Con calma e con a disposizione un lasso di tempo più che sufficiente. Ma se il chirurgo avrà la mano tremolante e non riuscirà a farcela (riforme strutturali dei paesi periferici e poderosi passi avanti verso l' UNIONE POLITICA E FISCALE dell'UE) quando l'anestetico terminerà il suo effetto saremo al punto di partenza.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>p.s.: L'immagine del post è una foto pubblicata da un giornale tedesco che secondo me fotografa bene quanto ho cercato, faticosamente, di spiegare.</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjz-3sGk_Idt4Wdd2FZMtCpnYWP3Aa2judmBkDYH-pFyx1KxUIfMNCdDJ2hNOHrQY96URW8v83LovdLef25NUMTMPGI89fmAJD4jw7aF-erHv6Vo2eyI5Cxiy-BYUwPxuJ3v_JK4gmya0M-/s1600/droga+draghi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjz-3sGk_Idt4Wdd2FZMtCpnYWP3Aa2judmBkDYH-pFyx1KxUIfMNCdDJ2hNOHrQY96URW8v83LovdLef25NUMTMPGI89fmAJD4jw7aF-erHv6Vo2eyI5Cxiy-BYUwPxuJ3v_JK4gmya0M-/s1600/droga+draghi.jpg" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-81736737820021538382014-12-17T10:07:00.002+01:002014-12-17T10:07:40.812+01:00Quasi tutto previsto....<div style="text-align: justify;">
<i>Nei mesi scorsi ho più volte scritto della probabile discesa del prezzo del petrolio a livelli intorno ai 60 $ al barile. Il 16 Ottobre scorso avevo scritto un post specifico sull'argomento, spiegando che la vertiginosa discesa era ed è attribuibile quasi esclusivamente alla volontà dei paesi produttori del Medio Oriente di tenere fuori dal mercato del greggio gli USA, ormai protagonisti del settore grazie al celeberrimo "Shale Oil", il petrolio estratto attraverso il fracking, procedimento assai costoso ed antieconomico con un prezzo del barile, appunto, intorno ai 60 $. Oggi il "Light Crude" quota intorno a 55 $: direi che ci siamo.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Nel senso che non credo che il prezzo scenderà ulteriormente. L'obiettivo è stato sostanzialmente raggiunto: spingere i prezzi ancora più giù comincerebbe ad essere un problema di redditività anche per paesi come l'Arabia Saudita. Più facile prevedere invece una prolungata (mesi?) fase di stabilizzazione intorno a questa quota. Avevo anche previsto un'accentuazione della fase deflattiva causata da un simile scenario: se il prezzo di una materia prima fondamentale come il petrolio scende è chiaro che anche tutti i prezzi ad essa collegati scenderanno, con un processo a cascata che determina, appunto, deflazione. Per deduzione, più deflazione significa naturalmente meno crescita....anzi...decrescita.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Questo il piano macroeconomico della vicenda. Ma il titolo del post è indicativo: non tutto è stato previsto. Già perchè la trasposizione di tutto quanto sopra sui mercati finanziari non è stata pedissequa, per così dire. Ci sono stati molti 2+2 che hanno fatto 4, ma altri che hanno fatto 3...o 5, senza alcuna logica se non quella del paradosso. E parlare di logica del paradosso è un ossimoro!.Tanto per fare un esempio è logico, per paura di una prolungata fase deflattiva (peraltro amplissimamente prevista...) che scendano i rendimenti del Bund, ma non è logica la tenuta dell'Euro, seppure su livelli molto più bassi di pochi mesi fa contro Dollaro. Perchè la deflazione c'è in Europa, non negli Usa, e quindi la pressione verso la Bce a tirar fuori il suo primo QE della storia avrebbe dovuto indurre una forte svalutazione della nostra moneta.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E perchè l' Oro è rimasto inchiodato a 1.200 $ l'oncia?.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Il risultato di tutta questa "confusione" è stato, nei fatti, una brusca correzione dei mercati azionari, che si sono mangiati in pochi giorni una bella fetta del rialzo del 2014; un'altrettanto significativa correzione dei mercati obbligazionari (tutti, governativi a tripla A esclusi) ed un senso di catastrofe imminente che a mio parere ha poco senso.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>I problemi ci sono tutti, e l'orizzonte è fosco da anni, ma una fortissima discesa del prezzo del petrolio porta anche enormi benefici. Al momento tutti gli attori della finanza internazionale hanno "prezzato", di questo scivolone, solo gli svantaggi. Quando cominceranno a prezzarne anche i vantaggi si tornerà a salire. Forse anche prima della fine dell'anno.</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjea9-1vJ6afiSs87MEGmJkCq792mXLdvAgHEl2HvLrri3wVC_LTxxSX2b4CqKOKQTrsOz4mtvHcibkepHMj5017Qf72HIewMglpeBjkfxmkuFUCa62wbdEEIgYC6Xs-f2lIYK925GcSgDf/s1600/crollo+petrolio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjea9-1vJ6afiSs87MEGmJkCq792mXLdvAgHEl2HvLrri3wVC_LTxxSX2b4CqKOKQTrsOz4mtvHcibkepHMj5017Qf72HIewMglpeBjkfxmkuFUCa62wbdEEIgYC6Xs-f2lIYK925GcSgDf/s1600/crollo+petrolio.jpg" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-66025610219148562602014-12-01T10:22:00.001+01:002014-12-01T10:22:50.065+01:00Esito referendum svizzero: proposte tutte bocciate!<div style="text-align: justify;">
<i>Tutti e tre i referendum svizzeri di cui avevo scritto tempo fa sono stati bocciati. Dunque niente ritorno parziale al "Gold Standard", e nessun cambiamento nella politica aurifera elvetica. Immediati i contraccolpi sull'oro giallo, con le quotazioni che sono tornate intorno ai 1.100 $ dollari l'oncia, dunque sui minimi di lungo periodo. Fino a pochissimi giorni prima dei referendum si era invece assistito ad un robusto rimbalzo, che aveva portato i prezzi a ridosso di 1.200 $.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Cambio franco svizzero/euro dunque stabile in area 1,2 e un'altra mina vagante schivata dai mercati finanziari.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Schiacciante la vittoria del No, con oltre il 70% dei consensi. Un esito che invece era apparso in bilico fino a pochi giorni fa, con i sondaggi che sembravano presagire un testa a testa.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Evidentemente gli svizzeri hanno capito che gli svantaggi potevano superare i benefici e si sono comportati di conseguenza.</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-rl_-D6HEXo0/VHwzX8auqFI/AAAAAAAAA3A/MSefJ7_tMsU/s1600/no.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-rl_-D6HEXo0/VHwzX8auqFI/AAAAAAAAA3A/MSefJ7_tMsU/s1600/no.jpg" /></a></div>
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<i><br /></i></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-26302828565755715922014-11-17T10:34:00.000+01:002014-11-17T10:34:08.512+01:00Giappone: crollo del Pil!<div style="text-align: justify;">
<i>Veramente una sorpresa il dato sul Pil del terzo trimestre giapponese: -0,4% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Addirittura -1,6% il dato annualizzato. Una botta di quelle dure da digerire. Un colpo quasi mortale alle politiche ultraespansionistiche della Boj, una mazzata che pare abbia convinto il premier Abe ad andare di nuovo alle urne.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Un dato che francamente nessuno si aspettava così negativo, me compreso.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Difficile anche capire come mai la seconda economia del mondo abbia avuto un simile andamento, anche considerando il fatto che all'inizio l' "Abenomics" aveva dato ottimi segnali, con un Pil 2013 cresciuto dell' 1,3% su base annua.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Abe e Kuroda, il potente capo della Banca Centrale del Giappone, avevano messo sul piatto della crescita potentissimi strumenti: il taglio dell'iva, una politica monetaria a briglie scioltissime, con un QE impressionante per dimensioni e modalità, ed infine un'aggressiva serie di riforme.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Eppure, niente. Di nuovo in recessione. E puntuale è arrivata la bastonata del mercato azionario, con il Nikkei giù di quasi tre punti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Forse il mini rialzo dell'iva stessa, portata dal 5 all' 8% può aver contribuito a tutto ciò, ma personalmente mi pare troppo poco per giustificare una tale violenta inversione di rotta.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ormai il Giappone, con un rapporto debito/pil quasi al 200% (!!), non ha più molte carte da giocare per rilanciare l'economia. Direi anzi che non c'è più niente da fare....</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Il mercato dei bonds più sicuri è ovviamente volato, con il Bund tedesco (il decennale) che ormai rende un miserevole 0,77% lordo annuo.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E' un dato che inevitabilmente cambia le carte in tavola, non solo in Giappone ma a mio avviso anche sullo scacchiere internazionale. Il mondo guardava alle coraggiosissime politiche monetarie e fiscali del sol levante come ad una sorta di "esperimento" per guarire le grandi economie europee in crisi. E da tempo il convincimento generale era che anche nel vecchio continente ci fosse bisogno delle stesse ricette.Che invece prima hanno sfornato una minestrina rancida ed ora addirittura pane raffermo. E questo bruttissimo dato farà anche fischiare le orecchie alla signora Yellen, capo della Fed. Gli Usa hanno grosso modo fatto le stesse politiche, ottenendo crescita e una costante ripresa dell'occupazione, ma come ho detto tante volte ottenendo risultati molto inferiori all'entità degli interventi messi in campo. La classica montagna che ha partorito il topolino. Che una volta almeno era bianco e di campagna, mentre con il dato di oggi è diventato improvvisamente nero e di città...una pantegana!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-tIplluqVfB4/VGnA97MXkxI/AAAAAAAAA2Q/cRD3rVDCUgc/s1600/001-hara-kiri-espana.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-tIplluqVfB4/VGnA97MXkxI/AAAAAAAAA2Q/cRD3rVDCUgc/s1600/001-hara-kiri-espana.jpg" height="320" width="224" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-54400377287874597512014-11-04T10:02:00.002+01:002014-11-04T10:02:48.663+01:00Killer Date: 30 Novembre, Svizzera<br /><div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L'incipit del mio blog mi ricorda ogni volta che l'obiettivo che mi sono posto aprendolo è quello di cercare di aiutare il lettore a vedere per tempo "la curva improvvisa, il dosso nascosto, l'incrocio lontano".</span></i></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><i><div style="text-align: justify;">
<i>Ebbene, il 30 Novembre prossimo potrebbe essere una data da non trascurare per il mercato dell' oro e delle valute in genere. Anzi, a dirla tutta, potrebbe essere una "killer date". Di cui ancora in pochissimi parlano, seppure manchino appena 26 giorni.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>In Svizzera, infatti, si vota su un referendum propositivo assai singolare: tre FONDAMENTALI proposte che se dovessero ottenere la maggioranza dei voti provocherebbero sconquassi inimmaginabili.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Vediamole:</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>1) rimpatrio di tutto l’oro detenuto come riserva che oggi si trova al di fuori del territorio svizzero (vale a dire circa un 50% del totale). </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>2) il divieto per la Banca Centrale Svizzera (SNB) di vendere ORO in futuro.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>3) un parziale ritorno al “gold standard”. La banca centrale elvetica dovrà detenere almeno il 20% degli attivi in oro fisico. Se quindi verrà stampata una banconota da 100 CHF (franchi svizzeri), dovranno essere anche acquistati 20 CHF di oro. Lo storico "gold standard" in vigore fino a prima degli accordi di Bretton Woods prevedeva la totale corrispondenza tra il valore di quanto stampato su carta (banconote) e quanto detenuto in oro presso i caveau delle banche centrali.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Stamattina il presso dell'oro sui mercati internazionali è quasi ai minimi storici degli ultimi anni: intorno a 1.160 $ l'oncia, ben sotto quota 1.200 (già bassissima) che sembrava un limite al ribasso invalicabile.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ora, se il referendum passasse è assolutamente prevedibile un rialzo fortissimo del suo prezzo, visto che per ottemperare alle nuove disposizioni la banca centrale svizzera dovrebbe comprare circa 1.500 tonnellate di oro nei prossimi 5 anni. Una quantità pari alla metà dell'oro estratto in un anno in tutto il mondo, e circa il triplo di tutto l'oro scambiato annualmente.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La soluzione alternativa, per rispettare il parametro del 20%, sarebbe quella di abbandonare il cambio "fisso" (che la stessa banca centrale svizzera si impose per non rafforzare la sua valuta) di 1,20 tra euro e franco svizzero. Facile anche qui immagine un immediato balzo del franco, che diventerebbe un gigante contro euro, ma anche contro dollaro.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E a proposito di dollaro..per eventualmente comprare l'oro la stessa Banca Centrale Svizzera dovrebbe pagare il dollari (valuta per la quotazione del metallo giallo). Il risultato sarebbe un rafforzamento del dollaro contro euro (l'unica valuta che da questa specie di gioco dell'oca uscirebbe a pezzi).</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sondaggi sulle intenzioni di voto non sono ancora usciti. Di certo l'iniziativa referendaria è meno stupida e velleitaria di quanto si pensi. A parte il primo quesito (quello sul rimpatrio dell'oro) che di fatto è solo propaganda ed il secondo, che non incide perchè la Svizzera di oro ne ha sempre venduto poco, il terzo ha l'obiettivo finale di ridare "solidità" e "consistenza" alla banconota cartacea, in questo caso il franco svizzero.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Anni di quantitative easing e di forti politiche monetarie espansionistiche hanno gonfiato all'inverosimile i bilanci di Fed e Boj. Il tentativo di riagganciare (anche se solo per il 20%) una banconota fatta di carta ad un valore assoluto e raro come l'oro è tutt'altro che un ritorno al passato!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgbXUfmzFf5iRW6aV1Wm2p4rda7UOt0CaSU5iziDh8Pxw2zREtANgszjY2y_DyOK2vYPnYT-Ywjj-BTiWnlv6w8tIxyLX5Lidia9uPYqtuq-r440z1otUz6MPOFFe8DvUA3TXZuLOf6CoW/s1600/Oro-rialzo-referendum-Svizzera-novembre-2014.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgbXUfmzFf5iRW6aV1Wm2p4rda7UOt0CaSU5iziDh8Pxw2zREtANgszjY2y_DyOK2vYPnYT-Ywjj-BTiWnlv6w8tIxyLX5Lidia9uPYqtuq-r440z1otUz6MPOFFe8DvUA3TXZuLOf6CoW/s1600/Oro-rialzo-referendum-Svizzera-novembre-2014.jpg" height="188" width="320" /></a></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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</i> </span><div style="text-align: justify;">
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-42372676758620279832014-10-24T11:02:00.000+02:002014-10-24T11:02:01.205+02:00Stress Test: domenica i risultati<div style="text-align: justify;">
<i>Domenica, finalmente, dopo mesi di lavoro la BCE comunicherà gli esiti degli stress test a cui ha sottoposto tutti i più importanti istituti bancari europei. Attraverso l'analisi di una serie di parametri, i tecnici guidati da Mario Draghi stileranno una sorta di "promossi e bocciati". Al momento le indiscrezioni parlano di 11 banche che non hanno superato gli "esami". Tre di esse sarebbero italiane: Monte dei Paschi di Siena, Cassa di risparmio di Genova e Banco Popolare. Nomi peraltro di cui già da tempo si conosceva la precaria situazione finanziaria. Banca Intesa sarebbe invece la banca più solida, insieme a Mediobanca, Ubi ed Unicredit (quest'ultima con i soliti problemi delle controllate nell'Europa dell'Est). Delle altre 8 ci sarebbero istituti ciprioti, greci e soprattutto, e qui potrebbe stare il "big problem", due banche tedesche di rilevanza mondiale. Di una circola già il nome: Deutsche Bank!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Le banche che non passeranno gli esami dovranno necessariamente tornare sul mercato dei capitali, a caccia di denaro fresco per aumentare la loro patrimonializzazione. Di questi tempi non sarà facilissimo.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La sensazione che sta emergendo in questi giorni è che la correzione in corso (peraltro al momento molto attenuata dal forte rimbalzo delle ultime sedute di borsa) abbia già scontato un quadro di questo tipo e che se non emergeranno notizie negative maggiori di quelle già filtrate i mercati potrebbero ripartire anche piuttosto velocemente.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Questo degli stress test era uno degli appuntamenti chiave per il 2014 (ne ho parlato in abbondanza anche in altri post) ed il suo superamento senza troppi danni potrebbe spianare la strada ad un fine anno piuttosto tranquillo.</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCxKE3wSb1Bq-rMw9_91sdPexZ1nIGIDLdONPE9g204qNFQqLynBcJLjObZUvICXl_B5LZSB5SnVYVc8sq5ZtYJ61Ha7p3je51HzPOzEPaN8M0Xv14JAJ8xHZa72rSDTe6w6_v0QzQXKoH/s1600/banche_europa_stress_test.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCxKE3wSb1Bq-rMw9_91sdPexZ1nIGIDLdONPE9g204qNFQqLynBcJLjObZUvICXl_B5LZSB5SnVYVc8sq5ZtYJ61Ha7p3je51HzPOzEPaN8M0Xv14JAJ8xHZa72rSDTe6w6_v0QzQXKoH/s1600/banche_europa_stress_test.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-27510066771854780242014-10-16T09:35:00.000+02:002014-10-16T09:35:33.070+02:00Petrolio a volontà!<div style="text-align: justify;">
<i>Il 6 Maggio 2013 scrissi un post (che potete trovare con la funzione "cerca" all'interno del blog) dal titolo "Lo studio Morse per il 2020". In esso evidenziavo i risultati a cui arrivava proprio Ed Morse analizzando gli scenari prossimi venturi per il petrolio, soprattutto in relazione alla nuova e rivoluzionaria tecnica estrattiva denominata "Fracking": gli USA, secondo Morse, entro appunto il 2020 sarebbero stati completamente autosufficienti per quanto riguardava il fabbisogno di Oro Nero, potendo contare, insieme al Canada, su enormi giacimenti argillosi pieni di particelle di petrolio. Ricordavo allora che il prezzo di mercato efficiente per questo tipo di tecnica estrattiva era intorno ai 60 $ al barile: in altre parole, estrarre attraverso il fracking il cosiddetto "Shale Oil" sarebbe stato economicamente conveniente fin quando il prezzo del petrolio al barile non fosse sceso sotto tale livello.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ebbene, Ed Morse si è sbagliato: gli USA sono diventati praticamente autosufficienti da pochi mesi, con quasi 6 anni di vantaggio. Non solo. Cominciano ad essere esportatori netti!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Pochi giorni fa la prima nave container piena di petrolio e proveniente dall' America è sbarcata sul suolo italico.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Questa è una rivoluzione.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>In quello stesso post sottolineavo come probabilmente, a seguito di questa completa autosufficienza energetica, gli USA avrebbero perso molto interesse a tenere politicamente sotto controllo il Medio Oriente.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>A riprova di ciò basta osservare quanto blandamente Obama sta combattendo l'autoproclamato Califfato "Isis". Un gruppo di fondamentalisti islamici ha in mano praticamente mezzo Iraq, è alle porte della Turchia (paese della Nato) e tutto quello che sanno fare gli americani è mandare droni. Per molto meno (ma allora il petrolio iracheno era fondamentale) si sono fatte due guerre di terra nello stesso paese!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ebbene oggi il prezzo del petrolio è ai livelli più bassi del 2014: appena sopra gli 80 $ al barile per il "Light Crude". Cinque anni fa costava 150 $. Tre mesi fa eravamo abbondantemente sopra i 100 $. La domanda è scontata: perchè questa discesa?.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La risposta più convincente non è la più scontata, ossia quella che vorrebbe un prezzo in discesa per via della crisi economica che attanaglia il mondo: meno consumi uguale meno petrolio. Certo, incide, ma non così tanto.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La vera risposta è che due paesi stanno inondando i mercati di petrolio a volontà, offrendone a piene mani, con feroci sconti di listino, determinandone di fatto la discesa violenta dei prezzi. Ma il paradosso, perchè di paradosso vero e proprio si tratta, è che questi due paesi sulla produzione di petrolio fondano la loro economia, perchè ne sono tra i più grandi produttori del mondo: Arabia Saudita e Iran.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Il motivo di questo atteggiamento apparirebbe inspiegabile se non si avesse a mente lo studio di Morse e quanto ho scritto all'inizio: Arabia Saudita ed Iran vogliono "far fuori" dal mercato degli esportatori di petrolio gli USA. Di conseguenza, sapendo bene che estrarre con la tecnica dello Shale Oil diventa antieconomico con un prezzo al barile inferiore ai 60 $ il loro obiettivo è chiarissimo: portare il prezzo più giù di quel livello, obbligando di fatto gli americani a cambiare strategia, o quanto meno a rallentare nei ritmi estrattivi.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>In fondo, mentre gli States fanno una "fatica" boia ad estrarre oro nero da rocce argillose, con un tecnica invasiva e con molti effetti collaterali, Arabia e Iran invece non hanno bisogno che di una trivella che faccia un buco nel terreno. E neanche tanto profondo. Con una tecnica sostanzialmente vecchia di 100 anni e senza bisogno di grande innovazione tecnologica.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>A questo punto so bene quale sarà, se avrete avuto l'ardire di arrivare a leggere fin qui, il vostro primo pensiero...." è come quel marito che per fare un dispetto alla moglie si tagliò le.......".</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Già, proprio così!!.</i></div>
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-HScW6-FIudk/VD90-KfW5kI/AAAAAAAAA1g/D8zx6YorhcE/s1600/455375-qer-amp-039-s-shale-oil-project.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-HScW6-FIudk/VD90-KfW5kI/AAAAAAAAA1g/D8zx6YorhcE/s1600/455375-qer-amp-039-s-shale-oil-project.jpg" height="180" width="320" /></a></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-89320668556955036192014-10-14T09:11:00.002+02:002014-10-14T09:11:28.822+02:00Correzione<div style="text-align: justify;">
<i>Da qualche giorno i mercati azionari hanno preso la via della correzione, uno storno significativo e ad oggi certamente il più pesante del 2014.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Dopo i massimi storici delle scorse settimane, infatti, il Dow Jones ha perso circa il 5%, così come lo S&P 500. Un pò peggio ha fatto il Nasdaq. L'Europa naturalmente non è stata immune dalle vendite, e così il Dax, l'indice della borsa tedesca, dai massimi in area 10.000 punti è approdato ieri a poco più di 8.800. Meno 12%.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come a solito si cercano i motivi (o le scuse...) che possano giustificare questa ondata di "lettera" sui mercati. L'umana natura ha sempre bisogno di fornire una spiegazione razionale ad ogni evento, specie se infausto, ed i mercati azionari non sfuggono alla regola.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Posso dire che di motivi ce ne sono, a cercarli, fin troppi: un prezzo del petrolio particolarmente basso, il timore che la ripresa americana sia più fragile del previsto, l'epidemia Ebola che sembra sempre più fuori controllo (nelle aree africane in cui si è più sviluppata), etc etc...</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Tutti motivi validi, ma non sufficienti per parlare di un problema "vero", strutturale, che potrebbe compromettere il trend comunque rialzista degli ultimi anni.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Insomma, al momento siamo all'ennesima mini-correzione di questo 2014, che come pensavo si è rivelato molto più volatile degli anni precedenti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ecco, il tema della volatilità attuale mi pare il più intrigante: drogati da anni di politiche economiche accomodanti i mercati azionari sono stati come cloroformizzati, con conseguente azzeramento della volatilità, che ne rappresenta un pò l'essenza più profonda. L'anima. Ora che la Fed, ed in parte anche la Boj, di fatto hanno lasciato intendere che prima o poi si dovrà tornare alla normalità i mercati cominciano a svegliarsi, ritrovando quell' "effervescenza" a cui per troppo tempo si erano disabituati.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Bollicine....</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyALIPgWisLA8Shsw1ApHC9GaHUVV-5-2d_srrjGqneEgDL5d_orGMh7OMO7GkkQTJtxBwuwIczI39MsodQPtxp8c_7bTsw-nUpiS3Op6vRFc5O-s8cSLuEeMH8jJcx81H2gjbjokJRL8k/s1600/effervescenza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyALIPgWisLA8Shsw1ApHC9GaHUVV-5-2d_srrjGqneEgDL5d_orGMh7OMO7GkkQTJtxBwuwIczI39MsodQPtxp8c_7bTsw-nUpiS3Op6vRFc5O-s8cSLuEeMH8jJcx81H2gjbjokJRL8k/s1600/effervescenza.jpg" /></a></div>
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<i><br /></i></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-77098881007384657592014-10-03T12:43:00.001+02:002014-10-03T12:43:26.939+02:00Gross terremoto....<div style="text-align: justify;">
<i>Ho atteso qualche giorno per scrivere questo post. Essendo più o meno coinvolto dall'evento, seppure marginalmente, era importante per me avere un quadro della situazione il più preciso possibile. Per la verità non credo di aver raggiunto l'obiettivo. Risposte da dare ne ho poche e certamente non esaurienti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ma veniamo al dunque: Bill Gross, fondatore e capo indiscusso di Pimco, la più grande casa di investimenti obbligazionari al mondo, ha lasciato la sua creatura. Dimissioni in tronco, con effetto immediato. Dal prossimo lunedì lavorerà per Janus, altra casa di investimenti americana, andando a gestire un fondo obbligazionario "unconstrained".</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Le domande che tutti si sono fatti in questi giorni, dato il clamore della vicenda (Bill Gross in Pimco gestiva il più grande fondo obbligazionario del mondo, il "Total Return", che ancora oggi ha masse per circa 220 miliardi di $) sono essenzialmente tre:</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>1) Se ne è andato o è stato cacciato?</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>2) La sua partenza è legata in qualche modo all'indagine della Sec su un Etf da lui gestito?</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>3) Cosa accadrà da qui in avanti a Pimco?.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Riguardo alla prima posso dire che è la domanda che trova più elementi di risposta. Personalmente penso che Gross sia stato caldamente invitato a dare le dimissioni da Pimco. In primavera, a seguito di diverbi sempre più accesi con lui, aveva lasciato Pimco El- Erian (che ha poi giustificato la sua dipartita con motivazioni strettamente personali, alle quali francamente credo poco). Poi una gestione della società che pare Gross attuasse con sempre meno collegialità. Una guida si carismatica ma anche autoritaria e sembra a tratti dispotica.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Peraltro, dagli ultimi "Outlook" mensili di Gross si percepiva, tra le righe, un certo fastidio, una stanchezza forse anche mentale.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>In ordine al secondo punto, da qualche mese pare che la Sec, l'organo di controllo equivalente della nostra Consob, abbia aperto un'indagine su un prodotto Etf di Pimco, gestito da Gross. L'accusa parla di un meccanismo di rivalutazione delle quote di alcuni prodotti acquistati dall'Etf che sarebbero non conformi a quanto prescritto. In sostanza, le quote sarebbero state gonfiate irregolarmente. Qui non posso dire alcunchè, se non che il prodotto in questione non è distribuito in Italia e non si tratta di una sicav ma di un Etf. Conoscendo però la serietà della casa madre di Pimco, cioè Allianz, e la casa americana stessa, mi pare alquanto difficile ipotizzare una volontarietà in operazioni di questo tipo.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La terza risposta è impossibile da pronosticare. Si può dire che nei giorni successivi all'uscita di Gross i fondi di Pimco, a livello di quotazioni, non ne hanno risentito. Le oscillazioni giornaliere, in più o in meno, sono assolutamente in linea con quelle del passato. In più bisogna dire che OVVIAMENTE ci sono centinaia di persone che lavorano per Pimco, e dunque nessuna grande società va in crisi se il suo leader lascia il timone. Si pensi ad Apple dopo la scomparsa di Jobs.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Pimco ha sostituito Gross con Ivascyn, un gestore pluripremiato da Morningstar e che già da tempo lavorava per la casa di Newport Beach. Migliore scelta probabilmente non poteva fare.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Certo Gross, che pure recentemente sembrava aver perso il dono della bacchetta magica, ha dietro di se una clamorosa carriera fatta di performances impressionanti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ora per lui si apre una nuova strada, ma il soprannome "Re dei Bond" non glielo toglierà nessuno. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUmBC00_lFL2YkdYl9Va3FYCtsL9NVYtrsDjRJvKGPrEds9BeSCRLMWMvB_KjrEnFX43l6dA_o7fEq4bRX58XAIsNcAw0zCFwoOxwMFsosKvFhHlWu4LMKHCiIPbKIYbkeWvhvdGEstNWl/s1600/bill+gross.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUmBC00_lFL2YkdYl9Va3FYCtsL9NVYtrsDjRJvKGPrEds9BeSCRLMWMvB_KjrEnFX43l6dA_o7fEq4bRX58XAIsNcAw0zCFwoOxwMFsosKvFhHlWu4LMKHCiIPbKIYbkeWvhvdGEstNWl/s1600/bill+gross.jpg" /></a></div>
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<i><br /></i></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-52499638630797394322014-09-24T15:33:00.000+02:002014-09-24T15:33:03.518+02:00Avanti un altro!<div style="text-align: justify;">
<i>Per la serie "sotto a chi tocca", o se preferite "avanti un altro", da qualche giorno un nuovo incubo default percorre i desks degli operatori finanziari. Stavolta, sotto la lente d'ingrandimento, è finito il Venezuela. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Paese ricchissimo, pieno di giacimenti petroliferi (e non solo), il paese ancora orfano del carismatico leader Chavez, attualmente sostituito dal mediocre Maduro, in questi giorni vive ore di forti tensioni. L'inflazione è oltre il 60% annuo e la moneta locale, il Bolivar, si svaluta ogni giorno di più. Ad Ottobre, poi, il Venezuela dovrà rimborsare due bond per un totale di circa 4,5 miliardi di $ e non è ancora chiaro come e se riuscirà ad adempiere ai suoi debiti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Non a caso, i CDS (i credit default swaps, sorta di assicurazioni contro il default di un paese impossibilitato a rimborsare i suoi titoli) sono schizzati in pochissimi giorni a vette inesplorate, decretando di fatto uno stato di massimo allarme.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Strano, come detto, per un Paese che siede sui più grandi giacimenti petroliferi del mondo. O forse no, visto che lo stesso oro nero da tanti mesi viaggia su prezzi decisamente inferiori alla soglia dei 100 dollari a barile.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Otto giorni fa Standard&Poor's ha declassato il rating del Venezuela a CCC+, ad un passo da "D" che come sapete sta per Default (fallimento). Certo oggi il paese del compianto Chavez è considerato da tutti il più pericoloso e speculativo tra gli stati sudamericani. Più dell'Argentina, tanto per capirci. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Nel frattempo le scommesse sono aperte: per i pessimisti le scadenze dell' 8 e del 28 Ottobre non saranno onorate, e Maduro sventolerà bandiera bianca.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Per gli ottimisti nessun panico: in fondo il Venezuela incassa ogni anno 85 miliardi di $ dall'esportazione del suo petrolio e pagare 4,5 mld di $ di bond non dovrebbe essere un gran problema.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sta di fatto che ancora in moltissimi si chiedono (forse retoricamente, perchè la risposta è molto probabilmente nella "struttura" di comando) come possa questo paese essere arrivato a tale stato di miseria e povertà con simili ricchezze nascoste sottoterra.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La foto di oggi è il grafico dei CDS venezuelani che mostra l'imperiale impennata del rischio.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_h80OHHPP_ZaAAiIf-CgobXR-29Jt1zFrpQy6b9NZAXkH6VIsDi8qWGEtwtv6tOGdNaGpKqutKf7WbaGRvdRj4KEiZZY2OF_8kcehKksw3HM1i3S0Sbpc7AomWgkJ1hyJnpcHHhp3rPob/s1600/venezuela.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_h80OHHPP_ZaAAiIf-CgobXR-29Jt1zFrpQy6b9NZAXkH6VIsDi8qWGEtwtv6tOGdNaGpKqutKf7WbaGRvdRj4KEiZZY2OF_8kcehKksw3HM1i3S0Sbpc7AomWgkJ1hyJnpcHHhp3rPob/s1600/venezuela.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
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<i><br /></i></div>
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<br />Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-70323509952839457572014-09-12T16:44:00.003+02:002014-09-12T16:44:53.916+02:00Il referendum scozzese<div style="text-align: justify;">
<i>Il prossimo 18 Settembre, notizia ormai già ben battuta dagli organi di informazione, la Scozia deciderà il suo destino: rimanere nel Regno Unito o diventare uno stato indipendente. Il referendum fu fissato un paio d'anni fa, ma solo da qualche giorno l'opinione pubblica ne è stata edotta. Questo perchè finora tutti i sondaggi, tranne uno (il penultimo ad oggi), davano per schiacciante la vittoria degli Unionisti, cioè di coloro decisi a rimanere all'interno del Regno Unito. Poi questo sondaggio che ha ribaltato, provvisoriamente, il risultato: Indipendentisti avanti di un paio di punti. Si potrebbe profilare quindi un testa a testa, con un finale tutt'altro che scontato.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E' piuttosto semplice prevedere che in caso di vittoria degli Unionisti i mercati non avrebbero ripercussioni di alcun tipo, nè positive nè negative. Il referendum sarebbe visto come poco più di un velleitario tentativo autonomista.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>In caso di vittoria degli Indipendentisti, invece, il quadro potrebbe essere più complicato: in fondo, si avrebbe la nascita di un nuovo stato, con pesanti ripercussioni economiche per l'Inghilterra. Dimissioni (probabili) di Cameron e del suo governo, forte svalutazione della sterlina, rialzo dei rendimenti dei titoli inglesi (Gilt), probabile rafforzamento dell'Euro. Insomma, un'ottimo motivo per avviare una correzione sui mercati che potrebbe essere nell'ordine di 5-10% punti percentuali sull'azionario.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E poi, passata la prima ondata emotiva?. Poi immagino si tornerà a parlare dei soliti problemi, in fondo più decisivi di questo.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>L'esito di questo referendum appare veramente appeso ad un filo, anche se negli ultimissimi giorni molte aziende di rilevanza nazionale con residenza fiscale ad Edinburgo hanno fatto endorsments a più non posso a favore degli Unionisti. La loro tesi, viziata certamente da interessi economici di parte di non poco conto, è che la vittoria degli Indipendentisti creerebbe tutte le condizioni per lasciare la Scozia e domiciliarsi altrove.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Di certo, la Bank Of England si è affrettata a dire che in caso di vittoria degli Indipendentisti gli stessi dovranno sbrigarsi a farsi una moneta in proprio: la sterlina, così come invece auspicavano i fautori del referendum, non "cadrà" mai in mano scozzese.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiea3-ZqkiuSRUewcIDTvbl7XG7siDhgnnVp6cz_BKMbekvtVAQu3UKtA5flm2CCi-44CA4B8_HFGNwWjmLIud_S_uVvvv62S-nlgHnuTPhgeBdtUsQwRPEj3rgzfVwpYCHxbUsTXyjHLRN/s1600/we+are+scottish.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiea3-ZqkiuSRUewcIDTvbl7XG7siDhgnnVp6cz_BKMbekvtVAQu3UKtA5flm2CCi-44CA4B8_HFGNwWjmLIud_S_uVvvv62S-nlgHnuTPhgeBdtUsQwRPEj3rgzfVwpYCHxbUsTXyjHLRN/s1600/we+are+scottish.png" height="320" width="274" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-37814915980202168672014-09-05T10:03:00.000+02:002014-09-05T10:03:15.740+02:00Il braccino di Mario e la clava di Weidmann<div style="text-align: justify;">
<i>Dunque ieri il nostro Mario Draghi ha compiuto un altro passettino avanti verso una convincente politica monetaria espansiva.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Riduzione dei tassi di interesse all'ormai prossimo 0% (adesso siamo allo 0,05%), impegno ad operazioni di acquisto di ABS (asset backed securities), impegno "verbale" a tenere aperto qualsiasi scenario relativo ad un eventuale "quantitative easing" in salsa europea.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Basterà tutto questo per rilanciare la famigerata crescita?. Saranno sufficienti queste pur lodevoli iniziative per far uscire l'Europa dal baratro della deflazione in cui sta lentamente ma inesorabilmente scivolando?.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Personalmente non credo.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Continua ad essere troppo poco. Vediamo: la riduzione dei tassi (di rifinanziamento, di riferimento e quello sui depositi) è certamente un bel passo avanti, peraltro già da molti analisti previsto. Ma il taglio è stato su tutti i tassi dello 0,10%, cioè molto poco. Abbastanza bene anche l'aumento al -0,2% (dal precedente -0,1%) del tasso sui depositi presso la Bce da parte delle banche (in pratica una banca che lascia i suoi soldi alla Bce non solo non riceve interessi ma deve pagarne- appunto lo 0,2%- per il "servizio"), in modo tale da costringerle ad impiegare le ampie risorse a disposizione invece che a parcheggiarle presso Francoforte.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Bella misura, ma perchè non essere più aggressivi e portare quel -0,2% ad un più poderoso -0,5%?. Benino anche per la decisione di cominciare a comprare ABS, i titoli non propriamente di massima affidabilità in capo alle banche, ma perchè affrettarsi subito a dichiarare che si compreranno solo quelli "semplici e trasparenti" (parole di Draghi) senza invece spingere sull'acceleratore e fare come la Fed, cioè comprarli tutti, anche e soprattutto quelli più "tossici"?. In fondo, se vuoi ripulire una cantina sudicia non puoi limitarti a dare una spolverativa, hai bisogno di un aspirapolvere potente!, Insomma, il solito refrain: facciamo qualcosa ma senza esagerare. Del resto, qualcuno che usa la clava in Bce c'è, e si chiama Weidmann, il rappresentante della potente Bundesbank tedesca. Il falco per eccellenza, colui che si è sempre opposto a qualsiasi manovra espansiva della Bce. Weidmann vota sempre contro la maggioranza di Draghi, e quando parla...tuona!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E senza Weidmann si può fare poco e quel poco, scommetto direbbe Draghi se potesse...."fatevelo bastare"!.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>p.s.: la foto di oggi è il volto del "Mastino" Weidmann!</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlThlMFZ6TkBwd1lCgnIIr1xh5o1fbrOBoNqxX_MHYNENC1HGYAwnto7pbrqKCjR5dXQPMWjN2LEkjiqJfvAmPV5y1wbwFqN2WJbSiHe3qLpfyFoglyKk3iEq_VfLZE0FWaOiyEaBoDU5k/s1600/weidmann.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlThlMFZ6TkBwd1lCgnIIr1xh5o1fbrOBoNqxX_MHYNENC1HGYAwnto7pbrqKCjR5dXQPMWjN2LEkjiqJfvAmPV5y1wbwFqN2WJbSiHe3qLpfyFoglyKk3iEq_VfLZE0FWaOiyEaBoDU5k/s1600/weidmann.jpg" height="320" width="239" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-73276883443614358732014-08-25T16:52:00.001+02:002014-08-25T16:52:39.728+02:00L'incredibile previsione di Laszlo Birinyi<div style="text-align: justify;">
<i>Laszlo Birinyi è un analista finanziario e proprietario della "Birinyi Associates", società di consulenza in assets managments. Insomma, si occupa di mercati, in particolar modo dei mercati azionari. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E' un personaggio piuttosto pittoresco, non distante da altri di cui ho avuto modo di parlare in questo blog: Warren Buffett, George Soros, Bill Gross, etc...</i></div>
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<i>Certo però che nessuno come lui, quattro anni fa, ebbe il coraggio ed il fegato di esporsi tanto in una previsione finanziaria che al momento si sta, incredibilmente per le dimensioni della stessa, avverando. Nel 2010 l'amico Laszlo la sparò grossa, grossissima: il rialzo del mercato azionario americano non si sarebbe interrotto prima di aver raggiunto la stratosferica soglia di 2.400 punti dell'indice S&P 500. </i></div>
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<i>In quello stesso anno l'indice in questione viaggiava a meno della metà. Fu preso per un pazzo, anzi, per dirla tutta data l'età, per un rincoglionito!.</i></div>
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<i>Oggi siamo ad un soffio dai 2.000 punti ed alla meta mancherebbe ancora un 20% di rialzo. Ancora tanta strada, malgrado le valutazioni comincino ad essere un pò tirate.</i></div>
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<i>Birinyi pochi giorni fa ha addirittura rilanciato: per fine 2014 arriveremo a 2.100 punti di S&P 500. Il che significa che a suo parere l'indice guadagnerà nei prossimi 4 mesi un bel 5%.</i></div>
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<i>Un uomo dalle convinzioni granitiche, non c'è che dire. O forse un uomo che molto più prosaicamente l'ha "buttata là"; o la va o la spacca. </i></div>
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<i>Per il momento.....va.</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYzEcmVJF2zfobuSWRCyAUAn6H96pvzydknLvTTQ-xwrWaZRUHIVBjNa6gthpJAJjJE8X09WZfLFDOMHhKkXWsKDeg_4gxzDCYtDcugHXGDltggHDBnyDDXaqOqsBNOUUOz7uCoab74yks/s1600/birinyi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYzEcmVJF2zfobuSWRCyAUAn6H96pvzydknLvTTQ-xwrWaZRUHIVBjNa6gthpJAJjJE8X09WZfLFDOMHhKkXWsKDeg_4gxzDCYtDcugHXGDltggHDBnyDDXaqOqsBNOUUOz7uCoab74yks/s1600/birinyi.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4109655550452654816.post-39076108503010840202014-08-18T16:12:00.001+02:002014-08-18T16:12:30.805+02:00Estate fredda, Autunno caliente.<div style="text-align: justify;">
<i>Arrivati al 18 Agosto si può praticamente dire che l'estate, per quest'anno, ormai è finita. Sia da un punto di vista meteorologico (peggio di così proprio non poteva andare) che finanziario, con i mercati che hanno passato i primi giorni di questo mese a spurgarsi da qualche eccesso e che proprio nelle ultime sedute sembra abbiano ricominciato a correre. Azionario ed obbligazionario, a braccetto. Qualche anomalia certo è presente e va tenuta fortemente sotto osservazione: ad esempio, è un perfetto controsenso l'andamento positivo dell'azionario e contemporaneamente l'andamento, altrettanto positivo, dei titoli obbligazionari più sicuri del mondo, i Bund tedeschi.</i></div>
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<i>I mercati cercano cioè il rischio (azionario) ma anche la sicurezza (bund): il decennale tedesco è ai minimi storici, offrendo un rendimento poco sopra l'1% lordo....</i></div>
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<i>Detto questo, però, credo che i pochi giorni che ci separano dall'inizio di Settembre non offriranno grandi novità. Avevo previsto un'estate tutto sommato tranquilla e così sta andando.</i></div>
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<i>Penso invece che l'autunno, questo si, sarà molto caldo, specie per l'Italia. Il paese è di nuovo entrato in recessione, i prezzi scendono drammaticamente (deflazione), sale la disoccupazione ed il debito pubblico è ormai fuori controllo o quasi: 136% del Pil in forte aumento. Se si va avanti così alla fine del 2015, è matematica, arriveremo al 150%.</i></div>
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<i>Impossibile sopravvivere a tali livelli con uno spread a 170 o giù di lì: il differenziale è destinato ad aumentare, forse anche in modo brusco e vertiginoso.</i></div>
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<i>Dovranno essere prese decisioni drastiche, draconiane, fino alla rinegoziazione del debito. Pena un trascinamento della situazione che porta solo al collasso totale.</i></div>
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<i>Godiamoci questi ultimi giorni di quiete....sperando in un pò di sole.</i></div>
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