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Rendimenti subatomici

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Ogni giorno, spesso più volte al giorno, leggo i rendimenti dei titoli di stato in circolazione nel mondo. Sarà perchè  Bloomberg ha appena cambiato la sua interfaccia grafica (più accattivante devo dire) ma l'ultima volta che l'ho fatto, pur conoscendo praticamente a memoria quei dati devo dire che ne sono stato sorpreso. Sciorinandone qualcuno penso che anche voi proverete lo stesso stupore. Oggi sottoscrivere un Bund (titolo di stato tedesco di durata pari a 10 anni) rende, LORDO, un interesse ANNUO dello 0,35%. La versione trentennale (30 anni...) offre un tasso di interesse, LORDO ANNUO, dell' 1,03%.  Si dirà: certo, il rendimento è inesistente (anzi decisamente negativo considerando oneri, commissioni e tassazioni varie) ma è tale in quanto non c'è niente di più sicuro al mondo che comprare un titolo tedesco. Pochissimo rischio, pochissimo rendimento. Che dire però di un Oat (titolo di stato francese sempre a 10 anni) che "offre" un rendimento...

Finally....Mario!

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Parafrasando la frase di benvenuto che i supporters del Liverpool dedicarono all'arrivo di Balotelli tra i Reds (poi sappiamo come sta andando a finire....) ecco dunque che  finalmente, dopo troppi mesi di attesa, anche la Bce ha compreso che non è più tempo di fioretto, ma di clava. La stampa ha parlato invece di bazooka, forse esagerando nel giudicare il primo "quantitative easing" dell'istituto di Francoforte. Sottolineo subito il "primo", perchè non è escluso (lo ha detto anche la Bce stessa) che a Settembre 2016, quando il piano terminerà, non ne possa partire un secondo. Dipenderà da come saranno, per allora, gli indicatori economici. Ricordo a tutti che negli USA, prima di vedere risultati tangibili in termini di crescita e soprattutto di occupazione, ne hanno dovuti varare ben tre. Uno più imponente dell'altro. Ma veniamo alla "ciccia" che Draghi ha gettato in pasto ai mercati: 60 mld di € al mese di acquisto di titoli di stato, ...

Quasi tutto previsto....

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Nei mesi scorsi ho più volte scritto della probabile discesa del prezzo del petrolio a livelli intorno ai 60 $ al barile. Il 16 Ottobre scorso avevo scritto un post specifico sull'argomento, spiegando che la vertiginosa discesa era ed è attribuibile quasi esclusivamente alla volontà dei paesi produttori del Medio Oriente di tenere fuori dal mercato del greggio gli USA, ormai protagonisti del settore grazie al celeberrimo "Shale Oil", il petrolio estratto attraverso il fracking, procedimento assai costoso ed antieconomico con un prezzo del barile, appunto, intorno ai 60 $. Oggi il "Light Crude" quota intorno a 55 $: direi che ci siamo. Nel senso che non credo che il prezzo scenderà ulteriormente. L'obiettivo è stato sostanzialmente raggiunto: spingere i prezzi ancora più giù comincerebbe ad essere un problema di redditività anche per paesi come l'Arabia Saudita. Più facile prevedere invece una prolungata (mesi?) fase di stabilizzazione intorno a questa...

Esito referendum svizzero: proposte tutte bocciate!

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Tutti e tre i referendum svizzeri di cui avevo scritto tempo fa sono stati bocciati. Dunque niente ritorno parziale al "Gold Standard", e nessun cambiamento nella politica aurifera elvetica. Immediati i contraccolpi sull'oro giallo, con le quotazioni che sono tornate intorno ai 1.100 $ dollari l'oncia, dunque sui minimi di lungo periodo. Fino a pochissimi giorni prima dei referendum si era invece assistito ad un robusto rimbalzo, che aveva portato i prezzi a ridosso di 1.200 $. Cambio franco svizzero/euro dunque stabile in area 1,2 e un'altra mina vagante schivata dai mercati finanziari. Schiacciante la vittoria del No, con oltre il 70% dei consensi. Un esito che invece era apparso in bilico fino a pochi giorni fa, con i sondaggi che sembravano presagire un testa a testa. Evidentemente gli svizzeri hanno capito che gli svantaggi potevano superare i benefici e si sono comportati di conseguenza.

Giappone: crollo del Pil!

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Veramente una sorpresa il dato sul Pil del terzo trimestre giapponese: -0,4% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Addirittura -1,6% il dato annualizzato. Una botta di quelle dure da digerire. Un colpo quasi mortale alle politiche ultraespansionistiche della Boj, una mazzata che pare abbia convinto il premier Abe ad andare di nuovo alle urne. Un dato che francamente nessuno si aspettava così negativo, me compreso. Difficile anche capire come mai la seconda economia del mondo abbia avuto un simile andamento, anche considerando il fatto che all'inizio l' "Abenomics" aveva dato ottimi segnali, con un Pil 2013 cresciuto dell' 1,3% su base annua. Abe e Kuroda, il potente capo della Banca Centrale del Giappone, avevano messo sul piatto della crescita potentissimi strumenti: il taglio dell'iva, una politica monetaria a briglie scioltissime, con un QE impressionante per dimensioni e modalità, ed infine un'aggressiva serie di riforme. Eppure, n...

Killer Date: 30 Novembre, Svizzera

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L'incipit del mio blog mi ricorda ogni volta che l'obiettivo che mi sono posto aprendolo è quello di cercare di aiutare il lettore a vedere per tempo "la curva improvvisa, il dosso nascosto, l'incrocio lontano". Ebbene, il 30 Novembre prossimo potrebbe essere una data da non trascurare per il mercato dell' oro e delle valute in genere. Anzi, a dirla tutta, potrebbe essere una "killer date". Di cui ancora in pochissimi parlano, seppure manchino appena 26 giorni. In Svizzera, infatti, si vota su un referendum propositivo assai singolare: tre FONDAMENTALI proposte che se dovessero ottenere la maggioranza dei voti provocherebbero sconquassi inimmaginabili. Vediamole: 1) rimpatrio di tutto l’oro detenuto come riserva che oggi si trova al di fuori del territorio svizzero (vale a dire circa un 50% del totale).  2) il divieto per la Banca Centrale Svizzera (SNB) di vendere ORO in futuro. 3) un parziale ritorno al “gold standard”. La banca centr...

Stress Test: domenica i risultati

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Domenica, finalmente, dopo mesi di lavoro la BCE comunicherà gli esiti degli stress test a cui ha sottoposto tutti i più importanti istituti bancari europei. Attraverso l'analisi di una serie  di parametri, i tecnici guidati da Mario Draghi stileranno una sorta di "promossi e bocciati". Al momento le indiscrezioni parlano di 11 banche che non hanno superato gli "esami". Tre di esse sarebbero italiane: Monte dei Paschi di Siena, Cassa di risparmio di Genova e Banco Popolare. Nomi peraltro di cui già da tempo si conosceva la precaria situazione finanziaria. Banca Intesa sarebbe invece la banca più solida, insieme a Mediobanca, Ubi ed Unicredit (quest'ultima con i soliti problemi delle controllate nell'Europa dell'Est). Delle altre 8 ci sarebbero istituti ciprioti, greci e soprattutto, e qui potrebbe stare il "big problem", due banche tedesche di rilevanza mondiale. Di una circola già il nome: Deutsche Bank!. Le banche che non passeranno gl...