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Visualizzazione dei post da settembre, 2014

Avanti un altro!

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Per la serie "sotto a chi tocca", o se preferite "avanti un altro", da qualche giorno un nuovo incubo default percorre i desks degli operatori finanziari. Stavolta, sotto la lente d'ingrandimento, è finito il Venezuela.  Paese ricchissimo, pieno di giacimenti petroliferi (e non solo), il paese ancora orfano del carismatico leader Chavez, attualmente sostituito dal mediocre Maduro, in questi giorni vive ore di forti tensioni. L'inflazione è oltre il 60% annuo e la moneta locale, il Bolivar, si svaluta ogni giorno di più. Ad Ottobre, poi, il Venezuela dovrà rimborsare due bond per un totale di circa 4,5 miliardi di $ e non è ancora chiaro come e se riuscirà ad adempiere ai suoi debiti. Non a caso, i CDS (i credit default swaps, sorta di assicurazioni contro il default di un paese impossibilitato a rimborsare i suoi titoli) sono schizzati in pochissimi giorni a vette inesplorate, decretando di fatto uno stato di massimo allarme. Strano, come detto, per u

Il referendum scozzese

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Il prossimo 18 Settembre, notizia ormai già ben battuta dagli organi di informazione, la Scozia deciderà il suo destino: rimanere nel Regno Unito o diventare uno stato indipendente. Il referendum fu fissato un paio d'anni fa, ma solo da qualche giorno l'opinione pubblica ne è stata edotta. Questo perchè finora tutti i sondaggi, tranne uno (il penultimo ad oggi), davano per schiacciante la vittoria degli Unionisti, cioè di coloro decisi a rimanere all'interno del Regno Unito. Poi questo sondaggio che ha ribaltato, provvisoriamente, il risultato: Indipendentisti avanti di un paio di punti. Si potrebbe profilare quindi un testa a testa, con un finale tutt'altro che scontato. E' piuttosto semplice prevedere che in caso di vittoria degli Unionisti i mercati non avrebbero ripercussioni di alcun tipo, nè positive nè negative. Il referendum sarebbe visto come poco più di un velleitario tentativo autonomista. In caso di vittoria degli  Indipendentisti, invece, il quadro

Il braccino di Mario e la clava di Weidmann

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Dunque ieri il nostro Mario Draghi ha compiuto un altro passettino avanti verso una convincente politica monetaria espansiva. Riduzione dei tassi di interesse  all'ormai prossimo 0% (adesso siamo allo 0,05%), impegno ad operazioni di acquisto di ABS (asset backed securities), impegno "verbale" a tenere aperto qualsiasi scenario relativo ad un eventuale "quantitative easing" in salsa europea. Basterà tutto questo per rilanciare la famigerata crescita?. Saranno sufficienti queste pur lodevoli iniziative per far uscire l'Europa dal baratro della deflazione in cui sta lentamente ma inesorabilmente scivolando?. Personalmente non credo. Continua ad essere troppo poco. Vediamo: la riduzione dei tassi (di rifinanziamento, di riferimento e quello sui depositi) è certamente un bel passo avanti, peraltro già da molti analisti previsto. Ma il taglio è stato su tutti i tassi dello 0,10%, cioè molto poco. Abbastanza bene anche l'aumento al -0,2% (dal preceden