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Visualizzazione dei post da febbraio, 2013

Primo incrocio pericoloso dell'anno

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Il 14 Gennaio scorso scrivevo dell'arrivo, in questi giorni, del primo incrocio "pericoloso" per i mercati 2013: elezioni politiche in Italia e "debt ceiling" negli Stati Uniti. Bene, all'incrocio siamo arrivati e la prima considerazione che posso fare è che c'è molta nebbia che non consente di vedere bene segnaletica e altri veicoli in transito. Come temevo la situazione è complicatissima, e di fatto il paese, al momento, è ingovernabile. Ai mercati non interessa, alla fine, il colore politico di chi vince. Interessa soltanto che qualcuno vinca. E da noi è accaduto l'esatto opposto. Dunque incertezza. Anche se a giudicare da quello che leggo e vedo mi pare che gli stessi mercati, alla fine, si siano decisi a concederci qualche settimana di tregua, per vedere come andrà a finire. Lo spread è salito, ma non come pensavo. Alla fine 30/40 punti in più non sono moltissimi. Ci può stare. Certo però che la tregua, armata, potrebbe finire da un momento

Anche Londra dice addio alla tripla "A"

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La notizia era nell'aria da tempo, ma venerdì scorso Moody's, una delle agenzie di ratings più importanti del mondo (insieme a Standard&Poor's e Fitch) ha declassato la qualità del debito inglese di una vocale, portandolo dal livello massimo di affidabilità, espresso con "AAA", al livello "Aa1". Il livello dell'outlook, cioè il giudizio sulle prospettive future, resta invece neutrale. In Europa, oramai, la tripla A la possono vantare solo Germania,Olanda e Lussemburgo, che hanno però un outlook (una prospettiva) negativo, e la Finlandia, che ha un outlook stabile. “La persistente debolezza della prospettiva di crescita a medio termine proseguirà anche nella seconda metà del decennio”, scrive Moody’s nel suo rapporto e aggiunge: “Così si creerà un quadro incerto sotto l’aspetto del risanamento del bilancio che si protrarrà anche nella prossima legislatura”. L’austerità del governo di David Cameron è stata così doppiamente bocciata: in primo

La forza dei numeri!

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Il grafico che vedete a fondo post è l'andamento della popolazione cinese negli ultimi 10 anni. Malgrado da diversi lustri sia in vigore in Cina una legge che sostanzialmente impone la procreazione di un solo figlio per nucleo familiare la popolazione continua a crescere ad un ritmo fortissimo. Cinquantasei milioni di persone in più solo nell'ultimo decennio, come se praticamente tutti gli italiani fossero emigrati nella terra della Grande Muraglia. Ora sono ad un miliardo e trecentoquarantaquattromilioni di individui, e se consideriamo che nell'ultimo anno solare sono cresciuti "solo" di 7 milioni ci sarebbe quasi da star contenti. In realtà il problema è serissimo: un pò perchè sfamare ogni anno 7 milioni di persone in più è un'impresa davvero dura anche per un paese come la Cina ed un pò perchè ragionare su numeri così elevati costringe a dover guardare molto in là nel futuro. Paradossalmente il governo cinese, notoriamente e storicamente conservator

L'arresto dello sviluppo

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Il mondo sembra essersi fermato. Almeno il mondo che produce: l'industria tedesca, modello per tutta l'Europa, produce oggi quello che produceva nel 2006. Stesso discorso per gli Stati Uniti (ma qui le prospettive future sono più rosee).  L'industria francese è tornata ai livelli del 1997, sedici anni fa. Cantieristica e siderurgia sono in fortissima difficoltà, il settore auto è praticamente collassato. Il TGV, il treno a gran velocità, non riesce più ad essere competitivo con i grandi produttori cinesi e coreani. L'industria spagnola si trova a dover fare i conti con un livello produttivo paragonabile a quello del 1994. Il nostro livello manifatturiero è addirittura equiparabile a quello del 1986, ben ventisette anni fa!. Forse è la fine di un mondo basato sul consumismo, sulla produzione sic et simpliciter. Forse è la fine di un modello economico in cui l'unico vero obiettivo era produrre, produrre, produrre. E fare "numeri" sempre maggiori. E

Italia ed eurozona: la crisi continua

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Niente da fare. Sembra non esserci fine alla nostra crisi. I numeri sono impietosi. Anche gli ultimi, quelli usciti ieri e che si riferiscono al Pil del 4° trimestre 2012 non lasciano scampo ad interpretazioni: -0,9% rispetto al trimestre precedente e addirittura -2,7% rispetto allo stesso periodo del 2012. Su base annua, per lo scorso anno, la diminuzione del Pil oscillerà intorno al 2,4%-2,7% (il dato uscirà a Marzo). Un tracollo.Sei trimestri consecutivi di calo del Pil ucciderebbero anche la più sana delle economie, figuriamoci la nostra. E per quest'anno è onestamente difficile vedere spiragli di luce. Anche il Pil dell'eurozona è in recessione (-0,6% per l'ultimo trimestre dell'anno rispetto al precedente). La cosa più inquietante è che tutte le istituzioni economiche e finanziarie, un anno fa, stimavano il 2012 come un anno di ripresa. E poi abbiamo avuto tutto questo. Ora le previsioni 2013/2014 delle stesse istituzioni sono molto pessimistiche: la Bce parl

Big Mac Index

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Il giornale economico "The Economist", nel 1984, tra il serio ed il faceto decise di introdurre un nuovo indice per calcolare la congruità del cambio tra le valute: il "Big Mac Index". Si, è proprio come pensate: l'indice si riferisce al prezzo di un Big Mac, il celebre panino della Mc Donald's. Il problema nasceva da una considerazione: come può una valuta, ad esempio l'euro, essere più o meno considerata rispetto ad un'altra, ad esempio il dollaro?. In altre parole, attraverso quali criteri "oggettivi" poteva ritenersi una valuta sopravvalutata o sottovalutata nei confronti di un'altra?. The Economist decise così di creare un indice che fosse il più veritiero possibile. Per far questo pensò al Big Mac, che racchiudeva in se alcuni aspetti economici sorprendenti: 1) E' diffuso in ogni angolo del mondo. 2) Ovunque è composto dagli stessi, identici, ingredienti. Ha la stessa forma e packaging ovunque. 3) Ha un valore "

Obama contro Standard&Poor's

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Alla fine pare che i nodi siano venuti al pettine. Ad oltre 6 anni dall’inizio della grande crisi economica che ha travolto il mondo,esplodendo in America, con un’onda d’urto che ha investito poi l’Europa e l’Asia, si comincia ora  a  chiedere conto al mondo della finanza di quanto accaduto. A cominciare dalle grandi agenzie di rating, tra le principali responsabili della crisi dei mutui subprime, ovvero della valutazione di massimo credito (tripla A) concessa a titoli risultati poi carta straccia, inducendo innumerevoli investitori privati e istituzionali al loro acquisto. L’amministrazione Obama ha fatto ora sapere che e' intenzionata a far causa a Standard&Poor’s per aver sopravvalutato quei titoli immobiliari, e che intende chiedere un risarcimento di almeno cinque miliardi di dollari. A incastrare la piu' importante delle agenzie di rating e' stata una Commissione – la Financial Crisis Inquiry – voluta dallo stesso Obama per indagare sulle eventuali re

Il Platino: 2013 anno di svolta?

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Ogni giorno, tra i tanti assets di investimento che occorre tenere sotto controllo un posto fondamentale è occupato dalle commodities, o materie prime: oro, petrolio, caffè, alluminio, etc, etc...Tra le commodities il platino è stato nel medio periodo piuttosto stabile, a livello di quotazioni. Nel grafico che allego a fondo post, tratto sempre da quella miniera di dati che risponde al nome di tradingeconomics.com, c'è l'andamento del platino negli ultimi 3 anni. Come potete osservare il prezzo ha oscillato sempre intorno ai 1.600 $ l'oncia; prezzo molto simile all'oro. Ma se il metallo giallo in questo squarcio del 2013 non dà l'impressione di aprire un mini ciclo rialzista (a dispetto delle tante previsioni favorevoli anche qui citate), lo stesso non può dirsi del platino, che anzi nel corso del nuovo anno ha messo a segno un rialzo di tutto rispetto: intorno all' 8% in poco più di un mese (nel grafico il rialzo è dato da quella vistosa "candela"

Un paese senza disoccupazione?

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La disoccupazione, come sappiamo, è uno dei problemi sociali più grandi che ogni paese deve affrontare. Il lavoro è fondamentale per la realizzazione di un essere umano, ed è decisivo per le sorti economiche di una comunità, perchè colui che non riesce a trovare un lavoro diventa anche un costo per quelli che lo hanno. E' quindi di tutta evidenza che ogni paese degno di questo nome dovrebbe mettere in cima alle sue priorità il Lavoro per tutti. Andando a sfogliare uno dei siti di statistiche economiche più completi in circolazione, se non il più completo, "tradingeconomics.com" (da cui è tratto il grafico a fine topic) ho avuto modo di vedere che il paese praticamente privo di disoccupati, quindi a piena occupazione, è la Cambogia. Questo paese asiatico ha un tasso di disoccupazione dello 0,2%, praticamente nullo!.  Di per se il dato è eclatante, perchè veramente basso, anche in considerazione dell'assunto economico in base al quale un tasso di disoccup