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Visualizzazione dei post da giugno, 2013

L'Oro è raso al suolo

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Spettacolari, violente e brutali: sono queste le sedute giornaliere di contrattazioni a cui l'oro è sottoposto da molti mesi a questa parte. Ieri ha sfondato al ribasso un baluardo fortissimo, che sembrava inespugnabile: 1.200 $ l'oncia. Il livello di prezzo equivalente al costo di produzione!. In altre parole, sotto 1.200 $ estrarre, lavorare e vendere oro non conviene. Per tutti coloro che lavorano in questa filiera sotto tale livello è più conveniente incrociare le braccia ed andare al mare. Eppure è andato sotto: 1.193,50. Dai massimi a quasi 1.900 $ dollari l'oncia significa una discesa, praticamente senza ordine di continuità, del 37%. E non si capisce dove sia il fondo, il bottom.Si vende perchè non c'è inflazione, da nessuna parte o quasi. Non certo in Europa, dove siamo al limite della deflazione. Non certo negli USA (1,4%) e nemmeno tra gli emergenti. L'oro è un bene rifugio, e si compra quando si ha la sensazione che la carta moneta, a causa dell'i

L'Economia va male?. Allora si compra!

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Nell'ultimo post l'avevo accennato. In questi giorni sono in arrivo molti dati macroeconomici rilevanti. Uno di questi, ieri, era il dato sul Pil americano del 1° trimestre 2013. La previsione era per una crescita del 2,4% su base annua. Il dato effettivamente comunicato è stato inferiore alle attese: 1,8%. In un mondo normale le Borse avrebbero dovuto reagire perdendo, naturalmente. Meno crescita significa meno utili. Ma da qualche anno a questa parte, ahimè, non viviamo in un mondo molto normale. Dunque ieri si è comprato, e tanto. Il motivo?. Come avevo scritto si è comprato sul paradosso che più l'economia reale va male più le borse e il mercato obbligazionario saranno sostenuti dalle banche centrali. Si è dunque acquistato, con forti aumenti dei mercati azionari e di quelli obbligazionari (in quest'ultimo caso con drastiche riduzioni dei rendimenti), perchè si comincia a pensare, forse, che alle parole di Bernanke sulla riduzione a fine 2013 del Q.E. non seguira

Bollettino di guerra del 25 Giugno

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In attesa di un rimbalzo, anche poderoso, ormai nelle corde tecniche di mercati dominati dal panico, può essere utile, ancorchè doloroso, stilare un quadro della fase attuale. Partiamo dai mercati obbligazionari, i più colpiti dalle ondate di vendite: la perdita, da inizio anno, per tutti i prodotti di risparmio gestito (come i fondi di investimento), escludendo gli stacchi cedola per i prodotti con queste caratteristiche, va da -3% a -7% circa. Su base mensile molti hanno perso oltre il 6%. E' bene ricordare, comunque, che solo lo scorso anno gli stessi prodotti avevano portato a casa performances del 10%-14%. Ed è anche bene ricordare che ancora oggi un Buono Ordinario del Tesoro italiano (il Bot) offre un rendimento lordo annuo inferiore all' 1%. Peraltro, l'aumentato spread ormai a 300 punti del nostro Btp con il Bund ha provocato maremoti anche nei nostri titoli a medio/lungo termine. Sui mercati azionari, al momento, c'è una maggiore tenuta: il Dow Jones, da in

Nulla da comprare, nulla da vendere

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Il famoso detto di borsa "Sell in May and go away", è ufficiale, quest'anno si chiamerà "Sell in June and go away": la correzione è violenta, a tratti brutale. Ieri i mercati azionari hanno perso tra il 2,5% ed il 3,5%; i rendimenti obbligazionari sono saliti di 10 basis points in un colpo solo sui treasuries americani e su tutto il resto dei titoli a reddito fisso: corporate bonds, titoli di stato area euro, latinamerica, asia. Male anche gli high yield. E' il momento di essere lucidi e freddi. C'è un vero e proprio sell off sui mercati, ed al momento non c'è alcuna via di fuga sensata. Non, ad esempio, l'oro: ieri ha perso quasi il 6% in un colpo solo, ed ora un'oncia prezza intorno ai 1.300 dollari.Fino a qualche mese fa prezzava 1.800 $ l'oncia... Non le materie prime: l'indice crb è a 477 punti, stesso livello di un anno fa. Non l'immobiliare, che tranne accenni di recupero a macchia di leopardo negli Usa nel resto del mon

Ipse dixit

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Ieri sera, a latere della riunione della Fed, Ben Bernanke ha per la prima volta supposto dei precisi limiti temporali per un eventuale piano di rientro del quantitative easing: entro fine 2013 l'inizio del riassorbimento della liquidità; metà del 2014 per portare a termine tutta l'operazione. Dunque il dado sembra essere tratto: secondo la Fed, al momento, l'economia americana appare essere sufficientemente forte per "respirare" da sola. Il boccaglio di ossigeno fornito da anni dalla politica monetaria espansiva della banca centrale americana può quindi cominciare ad essere tolto. Ma....ci sono dei ma. Bernanke ha affermato che il piano di riduzione di acquisto dei bonds americani sarà graduale e soprattutto avverrà solo a condizione che da qui a fine anno i segnali di miglioramento siano sostenuti e continuativi. Inoltre, ha chiaramente affermato che la completa dismissione dei quantitatives easing avverrà solo in presenza di un tasso di disoccupazione no

Punto Nave

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E' passata una settimana dal 10 Giugno scorso, data che indicavo come possibile fine della correzione cominciata il 23 Maggio. La situazione è la seguente: i mercati azionari hanno dato incoraggianti segnali di recupero, con il Dow Jones ben saldo sopra 15.000 punti (livello che a questo punto acquista ancor più importanza strategica) ed il Nikkei, seppur per un soffio, sopra i 13.000. Erano due livelli che consideravo e continuo a considerare decisivi, in caso di tenuta, per una ripartenza veloce. Finora reggono, e sono stati testati a dovere. Sul mercato obbligazionario si sta assistendo ad un recupero più lento e più incerto, ma se non altro l'emorragia sembra arrestarsi. Il Treasury bond americano a 10 anni ha un rendimento che staziona appena sopra il 2% (fino al 2,5% direi che è accettabile); il Bund tedesco, sempre a 10 anni, quota un rendimento dell' 1,50/1,60%. Certo rispetto all' 1,15% di qualche mese fa è salito, ma certo non è esploso. I decennali dei pae

Lo storno del mercato obbligazionario

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Da circa venti giorni è in corso una pesante correzione dei mercati obbligazionari, con i rendimenti dei titoli in forte salita e con, conseguentemente, una ripida e rapida discesa dei prezzi. Non è in questo post che vorrei spiegare la curva dei rendimenti ma, molto sommariamente, il meccanismo è di questo tipo: i tassi dei titoli, di stato o di società private (c.d. "corporate") salgono quando aumenta la percezione che il rischio di mancato rimborso dei titoli stessi sale anch'esso. Chi acquista, quindi, pretende, a fronte di un rischio maggiore, un rendimento maggiore. Ecco quindi che i titoli in circolazione, che hanno scadenze più o meno lunghe, subiscono una forte diminuzione del prezzo: la nuova emissione, ad esempio, di un Btp, con rendimenti maggiori rispetto al precedente emesso rende quest'ultimo meno appetibile del primo con la conseguenza che il prezzo di scambio scende. A questo punto la domanda è ovvia: perchè i rendimenti aumentano?. La risposta più

Si riparte?.

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Nel mio post del 26 Maggio scorso scrivevo: Personalmente penso che ora avremo una fase laterale con una ripresa del trend rialzista intorno al 10 Giugno. Ma è una previsione, molto meno ponderata di quelle del Mago Otelma e sicuramente meno affidabile..... Oggi è il 10 Giugno e quindi è il primo giorno buono per vedere se la previsione si concretizzerà in profezia ( :-)) o sarà archiviata tra le tante stupidaggini che si scrivono in rete. Di certo si può dire che venerdì scorso il segnale di forte recupero lanciato dal Dow Jones (+1,38%) con riconquista di area 15.000 punti e soprattutto quello lanciato stamane dal Nikkei (+4,94%) con forte rimbalzo sul supporto a 13.000 punti lasciano ben sperare. Molto interessante è il dato sul Pil giapponese, rivisto al rialzo nel primo trimestre di quest'anno al 4,1%!. Potrebbe essere il segnale che la "Abeconomics" sta dando i suoi frutti e che dunque la gigantesca manovra di politica economica espansiva è destinata a prose

I supporti del Nikkei

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La correzione che i mercati obbligazionari ed azionari stanno vivendo da qualche giorno a questa parte è stata certamente innescata dallo storno violento dell'indice Nikkei 225, che raggruppa appunto le 225 società più capitalizzate della borsa valori di Tokyo.  In questo post allego due grafici, che spero si riescano a vedere bene. Nel primo è raffigurato l'indice negli ultimi 3 mesi. Come potete vedere, dopo un massimo fatto il 22 Maggio a 15.627 punti è cominciata una violenta discesa che ha portato i corsi all'attuale valore di poco superiore ai 13.000 punti. La tenuta di questo livello sarà molto importante perchè ci darà la certezza che il movimento, seppur violento, rientra in una normale fase di scarico dell'ipercomprato. Un eventuale cedimento lascerebbe spazio, invece, ad ulteriori discese, almeno fino ad area 12.000, altro livello molto importante in termini di supporto statico (si vede bene nel secondo grafico, che rappresenta sempre l'indice giap