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Visualizzazione dei post da luglio, 2014

Tanto tuonò che alla fine piovve....Argentina adios

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La telenovela sembra essere finita stamattina alle 6 ora italiana: l'Argentina non ha trovato un accordo con i suoi creditori (si vedano i tanti miei posts che parlano dell'argomento fin dal 2012) e dunque non ha rimborsato i suoi bonds. Il risultato è chiaro: il paese ha fatto default, fallimento. Per la precisione, e non è un dettaglio di poco conto, "selective default", vale a dire che l'Argentina non ha rimborsato solo una parte dei suoi titoli di stato. Sono comunque 539 milioni di $, che non rientreranno nelle casse dei creditori. Per i dettagli rimando sempre a quanto ho già scritto in passato. Il debito argentino, nel mercato dei paesi emergenti, rappresenta comunqe solo l' 1% del totale, per cui in teoria il problema sarebbe molto circoscritto. Non avendo più avuto dal primo default praticamente accesso ai mercati internazionali l'Argentina ha vissuto un periodo di autarchia finanziaria che le ha "consentito" di non indebitarsi troppo

0,236%. Quando a comprar Bot ci si rimette...

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0,236%. E' il rendimento, LORDO, che hanno ottenuto oggi i sottoscrittori dei Bot (Buoni Ordinari del Tesoro) con durata semestrale. Molto più di una miseria, ma un vero e proprio rendimento negativo. A questo tasso, infatti, vanno sottratte alcune voci: 1) la tassazione sulle rendite finanziarie, ferma per i titoli di stato al 12,5%. 2) l'imposta di bollo dello 0,02% (la c.d. "mini patrimoniale") 3) le commissioni di sottoscrizione del titolo, fino allo 0,3% (ogni banca può applicare fasce diverse) 4) il costo per la tenuta del dossier titoli (gestione e amministrazione del Bot): si arriva anche a 50/60 € annui. Mi sono preso la briga di fare il calcolo per determinare il "rendimento" odierno di un risparmiatore che avesse comprato 10.000 € di Bot semestrali allo 0,236%: ebbene, anche considerando un costo minimo di tenuta dossier titoli pari a 20 € annui ed una commissione di sottoscrizione dello 0,2% il risultato sarebbe una PERDITA NETTA di 19

Draghi e l'Espirito Santo

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Da qualche giorno sui mercati azionari comincia a vedersi un abbozzo di correzione. L'avevo preannunciata, ma non pensavo arrivasse appena due giorni dopo il mio post. Per la verità, di correzione vera e propria non si può ancora parlare, perchè non si è espletata completamente. Ma di abbozzo, come detto, certamente si. Ebbene, come al solito fioccano in queste ore le possibili notizie scatenanti la discesa dei corsi. Chi avesse perso tempo a leggere i miei posts sa che ritengo spesso le stesse notizie soltanto delle scuse per scendere. Quando i mercati salgono troppo, e troppo in fretta, e lo fanno magari ingiustificatamente, hanno poi bisogno di "fermarsi a bere", di prendere fiato. E dunque ogni scusa è buona. Quella di stavolta sembrerebbe essere la difficoltà della più grande banca privata portoghese, il  Banco de Espirito Santo: un paio di giorni fa ha annunciato l'impossibilità della sua controllata in Lussemburgo di rimborsare una serie di sue obbligazioni

Time for fireworks!

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"Time for fireworks: Dow tops 17000!" è il titolo di apertura odierno dell'edizione online del portale economico-finanziario della Cnn.   "E' tempo di fuochi d'artificio", dunque.  Ebbene si, "finalmente" ieri sera il Dow Jones, l'indice azionario americano delle 30 principali società quotate a Wall Street ha toccato e chiuso sopra questa fatidica soglia per la prima volta nella sua storia. Precisamente 17.068,26. Nuovo massimo assoluto. E pure lo S&P 500 non scherza, essendosi portato ormai a ridosso della poderosa soglia psicologica dei 2.000 punti.  Il carburante a questa fiammata rialzista è di origine piuttosto....ignota. I dati economici che continuano ad arrivare da oltre oceano sono contraddittori, come è sempre stato negli ultimi mesi. Continua a scendere la disoccupazione ma il Pil del primo trimestre è stato terribile (-2,9%!). Continuano a migliorare alcuni indici manifatturieri ma l'immobiliare resta sostanzialment

Irlanda e ancora Irlanda!

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Oggi è uscito l'ennesimo dato positivo sul tasso di disoccupazione in Irlanda. 11,6% nel mese di Giugno 2014, contro il 13,3% di un anno fa e soprattutto contro il 15,1% di due anni fa (sempre Giugno). Il 3,5% in meno di disoccupati in soli due anni, un dato fantastico. Ho parlato di questo paese, e dei suoi sforzi durissimi per uscire da questa recessione in parecchi post, nel passato. Fin dal 2012 l'Irlanda ha cominciato a vedere forti miglioramenti nei suoi conti pubblici. E' tornata sul mercato dei capitali, ha visto scendere tantissimo i suoi spreads contro i titoli tedeschi e soprattutto cresce. E non inganni il dato negativo del 2013, con un Pil in lieve discesa dello 0,3%: tutta colpa della scadenza del brevetto del Viagra di Pfizer!. Irlanda dunque vero esempio per i paesi europei in difficoltà (praticamente tutti eccetto Germania e qualche realtà "satellite"). La dimostrazione che quando si fa sul serio i risultati arrivano....e pure senza Viagr