Post

Il dilemma dei Rendimenti

Immagine
Il 2018 si avvia ad essere un Annus Horribilis per il mercato dei bonds, di qualsiasi natura essi siano. Dalla tagliola non si è salvato nessuno: Governativi di breve, medio e lungo termine; Corporate ed High Yield. Hanno perso tutti; chi più, chi meno, a seconda della duration del portafoglio, del perimetro di investimento e delle scelte più o meno giuste. Ma di fondo hanno perso tutti. Da Ovest ad Est del globo. Da nord a sud. Come mai?. La risposta più facile, scontata ed ovvia sarebbe quella di dare la colpa al rialzo dei rendimenti: come sempre accade, se le nuove emissioni di titoli offrono un tasso di interesse superiore a quelle precedenti il mercato sottoscriverà le prime e venderà le seconde. Queste ultime, sotto la pressione dei venditori, si vedranno ovviamente decurtare il prezzo, con ripercussioni sul loro "valore effettivo" (cerco di usare termini non tecnici ma il più comprensibili possibile), determinato dall'insieme dell'interesse pagato (ce

T.H.T.

Immagine
Il titolo di questo post è criptico, lo so bene. Questo perchè vorrei parlare di tre argomenti apparentemente estranei tra loro ed invece molto connessi. Non essendo stato soccorso dalla fantasia nei minuti occorsi per digitare queste righe ho pensato semplicemente di affidarmi ad un acronimo. Dunque: T come Tax, H come Hindenburg ed ancora T come Titanic. La prima T.  Nella notte tra venerdì e sabato scorsi il Senato degli Stati Uniti ha approvato una rivoluzionaria riforma fiscale. Con una maggioranza risicatissima (51 a 49) è stata messa nero su bianco la proposta elettorale che probabilmente ha consentito a Trump di diventare Presidente e che si sostanzia con un feroce taglio delle aliquote fiscali: dal 35% al 20% per le imprese (!), il più drastico degli ultimi 30 anni; 38% di aliquota massima per le persone fisiche (e tre soli scaglioni,con il minimo al 12%), eliminazione di molte deduzioni e detrazioni che ogni singolo Stato federale aveva a corollario della legis

Venezuela, è "default parziale"

Immagine
Era nell'aria da settimane, probabilmente anni. Poche ore fa l'annuncio ufficiale dell'Agenzia di ratings S&P: il Venezuela, non avendo  rimborsato due obbligazioni governative per un valore complessivo di circa 200 milioni di $, è stata dichiarata in default."Selective Default", per la precisione, ossia default parziale, ma la sostanza è che con questa decisione si apre la porta ad un default generalizzato di tutto il debito pubblico del paese. La decisione è stata presa ieri, dopo i canonici 30 giorni di attesa che i mercati concedono oltre la data  di scadenza ufficiale di un titolo. Non è servito un tentativo in extemis di mediazione con i creditori: la riunione andata in scena ieri tra il governo di Caracas e circa 100 investitori internazionali è terminata in un nulla di fatto. Maduro continua a sostenere che il governo non dichiarerà mai il default ma di fatto lo ha già fatto, non avendo provveduto al rimborso del debito e soprattutto non avendo

Jerome Powell nuovo presidente della Fed

Immagine
Equilibrato, ragionevole, pragmatico: Jerome Powell,classe 1953 (nella foto)  è il nuovo presidente della Fed, la banca centrale degli USA. Prende il posto dell'ottima Yanet Yellen, a sua volta subentrata al mitico Ben Bernanke, colui che dovette gestire, tra mille difficoltà, la crisi dei mutui subprime del 2008, che scatenò una lunga crisi economica mondiale non ancora del tutto scomparsa. Per l'ambitissima carica di presidente della Fed la scelta, alla fine, si era ristretta a tre candidati: la riconferma della Yellen, l'ipertecnico Taylor (un "falco" repubblicano) e lui, la "colomba" Powell, anch'esso repubblicano ma già nel board della Fed dal 2012 su nomina di Barak Obama. Jerome Powell diventerà effettivamente presidente a partire dal Febbraio 2018; ad oggi è il braccio destro della Yellen e la sua nomina, da parte di Trump, ha un solo significato: continuità. Powell è un convinto sostenitore della politica monetaria espansiva condo

Il Bond "Matusalemme"

Immagine
Tante volte ho scritto dell'incredibile anomalia che stanno vivendo, ormai da anni, i tassi di interesse dei titoli di Stato, in larghissima parte del mondo. Dopo la feroce crisi economica iniziata nel 2007 e dalla quale ancora oggi molti paesi non sono usciti, o non del tutto almeno, le banche centrali hanno cominciato una lunga serie di interventi- di vario tipo che qui non occorre rispiegare- al fine di rilanciare la crescita. Tra gli effetti "collaterali" della cura il principale è stato certamente l'aver quasi completamente azzerato il rendimento cedolare dei titoli di Stato (ma più in generale quello dei bonds). Oggi chi sottoscrive un titolo di stato italiano con scadenza un anno (un Bot per intenderci) "ottiene" indietro, al termine del periodo di investimento, un capitale INFERIORE a quello versato. Vale a dire che riceve un rendimento NEGATIVO. Lo stesso dicasi per scadenze più lunghe (praticamente rendimento zero fino a 5 anni). Un tito

19° Congresso del Partito Comunista Cinese: punto di svolta?

Immagine
Il 18 Ottobre prossimo sarà una data importante: si apre infatti il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese, che si svolge ogni 5 anni e che storicamente detta le linee politiche ed economiche per il successivo quinquennio. E' un appuntamento rilevante non soltanto per il paese della Grande Muraglia, ma anche per il resto del mondo, e naturalmente, per quanto mi compete, per i mercati finanziari, azionari ed obbligazionari. Detto per inciso: l'economia cinese resta in ottima salute, il suo ciclo economico è tuttora bene impostato (6,7% di crescita del Pil nel 2016, 6,9%-addirittura- nel secondo trimestre del 2017), con risultati superiori alle aspettative e poche nubi all'orizzonte, che al momento non costituiscono un grande problema ma che potrebbero generare in futuro qualche temporale di non poco conto. L'appuntamento di questo ottobre è molto importante non tanto per la conferma del leader Xi Jinping (sembra scontata la sua rielezione) quant

L'economia di Kim!

Immagine
Ho deciso di parlare di lui, Kim Jong Un, padre-padrone della Corea del Nord, per il mio primo post della "seconda era" del Blog (a proposito, questo è il 194° post in tutto, ancora poco ed arriverò a sorpassare anche l'epopea del "Trono di Spade"!). Tralasciando le improbabili grisaglie grigio verdi del nostro, la sua ancor più improbabile capigliatura (frutto di un giardiniere con tagliaerba riciclato a barbiere con rasoio?) e la smodata passione del nostro per razzi, bombette nucleari, tric e trac e tutto quanto in grado di esplodere, vorrei qui parlare un pò di come vanno le cose a casa sua da un punto di vista economico. Perchè su giornali e media di lui si è detto molto, mentre invece pochissimo si è scritto delle condizioni economiche del paese che governa con pugno di ferro (pare abbia fatto uccidere un suo zio traditore utilizzandolo al posto delle sagome di legno per le esercitazioni di sparo dei carri armati!). Trovare dati attendibili su q