L'economia di Kim!



Ho deciso di parlare di lui, Kim Jong Un, padre-padrone della Corea del Nord, per il mio primo post della "seconda era" del Blog (a proposito, questo è il 194° post in tutto, ancora poco ed arriverò a sorpassare anche l'epopea del "Trono di Spade"!).
Tralasciando le improbabili grisaglie grigio verdi del nostro, la sua ancor più improbabile capigliatura (frutto di un giardiniere con tagliaerba riciclato a barbiere con rasoio?) e la smodata passione del nostro per razzi, bombette nucleari, tric e trac e tutto quanto in grado di esplodere, vorrei qui parlare un pò di come vanno le cose a casa sua da un punto di vista economico.
Perchè su giornali e media di lui si è detto molto, mentre invece pochissimo si è scritto delle condizioni economiche del paese che governa con pugno di ferro (pare abbia fatto uccidere un suo zio traditore utilizzandolo al posto delle sagome di legno per le esercitazioni di sparo dei carri armati!).
Trovare dati attendibili su questo argomento è quasi impossibile: la Corea del Nord non pubblica dati ufficiali di alcun tipo in proposito e quello che si sa è quasi sempre proveniente da fonti della Corea del Sud o da organismi internazionali di vario tipo.
Detto questo....il paese pare godere di buona salute. Notizia decisamente sorprendente eh?.
Il Pil lo scorso anno è cresciuto di un robusto 3,9%, miglior dato dal 1999. Il papà di Kim, durante il suo precedente "regno" aveva fatto crescere il paese ad un misero 0,2% annuo.
L'industria mineraria ha fatto +8%, quasi +7% la chimica, 4,8% la manifattura. Gli interscambi commerciali sono aumentati di quasi il 5% (alla faccia delle sanzioni) e secondo la Banca Centrale della Corea del Sud il paese è in forte espansione ed all'inizio di un possibile boom economico.
Il pil pro capite è intorno ai 1.400 € all'anno, pochissimi per i nostri standards, ma molto di più di tanti paesi del terzo e quarto mondo.
La domanda, a questo punto, marzullianamente parlando sorge spontanea: abbiamo tra noi un genio e non lo sapevamo?.
Direi proprio di no e la spiegazione è semplice: tutte le economie "di guerra" hanno portato forti rialzi del Pil, sia pre ma soprattutto post guerra. Quando tutto è distrutto (ponti, strade, edifici, etc) c'è da ricostruire e potete immaginare da soli cosa possa significare.
Ma il punto più interessante, per me, è un altro: mi sto convincendo che Kim alzi costantemente il livello della tensione militare con il resto del mondo proprio per stimolare al massimo la crescita  del suo paese. Insomma, alimentare un'economia di guerra.....senza entrare effettivamente in un conflitto militare!. Arrivarci vicino, vicinissimo, ma ritrarsi un attimo prima del "troppo tardi".
Forse non è così, forse è solo un pazzo criminale, però quei dati meritano attenzione. Su questo non c'è dubbio.


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