A che punto siamo?

Quotidianamente mi sento rivolgere questa domanda: "A che punto siamo del tunnel?". Quasi alla fine, con un spiraglio di luce in fondo in fondo?. A metà strada, nella parte più claustrofobica?. O magari appena all'inizio, soltanto all'imbocco di una lunga e tortuosa galleria?.
Difficile dare risposte. Specialmente di tipo sensato. Alcuni paletti però si possono certamente piantare: 
1) l’80 per cento delle nuove emissioni di debito pubblico americano è ormai acquistato dalla Fed. Che ruolo può mai avere il mercato con il suo piccolo 20 per cento? Questo significa che sostanzialmente il destino dei Treasury bonds a stelle e strisce è determinato da scelte politiche, non di mercato. E la politica, per mano di Obama e Bernanke ha deciso: tassi a questi livelli (cioè bassi, praticamente a zero) almeno fino al 2015.
2) I dati macro continuano nel loro complesso a non essere né particolarmente buoni né particolarmente cattivi, con la sola eccezione dell’Europa mediterranea, i cui fondamentali sono decisamente grigi tendenti al nero. 
3) Il Pil americano, nel primo trimestre, crescerà a una velocità annualizzata vicina all’uno per cento, cioè poco, ma questa sembra essere l’ultima delle preoccupazioni per i mercati. Lo stesso vale per l’Europa, che avrà crescita zero.
4) In un contesto di crescita zero le banche centrali saranno espansive. Questo vuol dire che il mare della liquidità continuerà ad alzarsi ed a sollevare le due barche dell'azionario e dell'obbligazionario. Certo, i bond prima o poi troveranno un limite. Un'obbligazione nasce a 100 e muore a 100...
Un'azione ha più libertà e potrebbe fluttuare nel mare della liquidità molto più a lungo.
5) Resteranno e perdureranno le onde di risacca. Ricordiamo lo scorso anno: la crisi della Libia, Fukushima, etc. Eventi passati, che alla luce di parecchi mesi dal loro verificarsi si sono dimostrati essere molto meno pesanti di quanto si era immaginato, ma nel momento in cui vengono vissuti la percezione del danno è diversa, e questo comporta brusche interruzioni nei trends di crescita. 
Il 2013 non penso sarà diverso. Ci saranno ancora onde di risacca: l'Iran e la sua bomba nucleare?. La Spagna che chiederà ufficialmente accesso al fondo Salva Stati?. Le elezioni italiane che determineranno una sostanziale ingovernabilità?. Vedremo. 
Di certo il 2012 ha dimostrato una forte divaricazione tra l'economia reale e la finanza: la prima non dà segni di risveglio, la seconda, a chi ha investito negli assets giusti ed ha scelto il meglio in circolazione, ha dato ottime soddisfazioni. Penso che questa divaricazione sia destinata a persistere, e forse ad aumentare, anche per l'anno in corso.



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